Tribunali siciliani soppressi potrebbero riaprire, ma i deputati all’Ars disertano l’aula per sette volte

“Tallonare i parlamentari regionali per far sentire loro il fiato sul collo di chi li ha spediti all’Ars con il compito di difendere gli elettori che hanno riposto fiducia nei programmi e nelle promesse distribuite a piene mani durante meeting e incontri plaudenti. Peccato, però, che quasi sempre, questi impegni diventano promesse da marinaio. Con tutto il rispetto dei marinai” è quanto sta accadendo all’Assemblea regionale siciliana con la legge voto che ha lo scopo di sollecitare la riapertura dei trenta tribunali italiani soppressi con la riforma della geografia giudiziaria, rivelatasi dannosa e inutile. La riapertura delle sedi giudiziarie è condizionata da una sola condizione: l’onere delle spese di manutenzione a carico dei Governi regionali. La proposta è stata già approvata dai Governi delle Regioni Abruzzo, Marche, Campania e Toscana (quest’ultima approdata in Parlamento) che potranno, all’esito della approvazione da parte del Parlamento nazionale, consentire la piena ripresa della attività giurisdizionale delle Procure e dei trenta Tribunali soppressi.
La legge voto è stata approvata dalla Commissione regionale competente ed è andata in aula per il voto definitivo. Qui si sta verificando qualcosa di grottesco: al momento della votazione manca il numero legale: non una o due volte, ma per sette volte.
Vale la pena ricordare che, in Sicilia, aspettano la riapertura dei loro Tribunali soppressi tre città: Modica, Nicosia e Mistretta. Inutili, fino a questo momento, anche gli appelli lanciati dai Comitati che difendono i Tribunali soppressi al presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, e allo stesso Governatore, Nello Musumeci.