Il “merito” è di destra o di sinistra? (parte 1°)

Il “merito” è di destra o di sinistra? (parte 1°)

di Massimo Greco

 
Con l’arrivo nei piani più alti dello Stato degli uomini della destra, alcuni commentatori hanno rispolverato, più o meno strumentalmente, vecchi concetti e tra questi quello del “merito”. Il problema c’è considerato che, per quanto mosso da intuibili esigenze di giustizia, il “merito” potrebbe paradossalmente generare esso stesso ingiustizie, in termini di diseguaglianze, di atteggiamenti dispotici, di violazioni palesi della dignità delle persone, di inefficienze generali. La questione però è vasta, complessa ed andrebbe affrontata per singoli aspetti. La Costituzione, ad esempio, per la selezione delle risorse umane della Pubblica Amministrazione impone il concorso pubblico “quale meccanismo imparziale di selezione tecnica e neutrale dei più capaci sulla base del criterio del merito”. La responsabilità di quei cittadini ai quali vengono affidate determinate funzioni pubbliche richiede, evidentemente, capacità e attitudini che devono essere valutate e misurate prima di consentirne l’ingresso nella Pubblica Amministrazione. Colui che esercita funzioni pubbliche deve infatti essere in grado di perseguire con competenza, professionalità e, comunque, nel migliore dei modi l’interesse pubblico alla cui cura è delegato dal proprio Ufficio. Questo principio, dotato di copertura costituzionale, subisce spesso deroghe ad opera dell’uomo, anche nella veste di amministratore pubblico e di legislatore. Risulta dalle statistiche e dalle cronache giudiziarie un diffuso comportamento dell’uomo volto a manipolare i concorsi pubblici, falsandone il risultato finale a danno del “merito”. L’amministratore pubblico, il cui agire dovrebbe fondarsi sul principio di legalità, cade spesso nella tentazione di distorcere il potere discrezionale a lui assegnato nella scelta delle dirigenza pubblica. Tipici sono i casi delle Aziende Sanitarie in cui vengono nominati Direttori delle Unità operative complesse medici (futuri primari) che non hanno ricevuto il punteggio più alto nella valutazione idoneativa o quelli, sempre più diffusi negli Enti locali, di nomine sindacali in capo a dirigenti pubblici che, addirittura, hanno ricevuto il punteggio più basso nella procedura selettiva. In questo ambito la complicità del legislatore ci sta tutta sia sul versante delle avvenute “stabilizzazioni di massa” sia su quello, più sofisticato, dell’introdotto “spoil system”. Il risultato finale di tutto ciò è sotto gli occhi di tutti e si riflette inevitabilmente sulla qualità dell’azione amministrativa della Pubblica Amministrazione e sulle diseconomie che gravano come macigni sulla competitività del sistema Paese. Alla domanda “come va?” . La Palisse avrebbe risposto: “Va esattamente nella maniera in cui va”.