Gagliano Castelferrato. Ci sono Paladini e paladini

In un servizio video apparso su YouTube – di una testata giornalistica del trapanese – si rimprovera a due cronisti locali di non aver fatto menzione alcuna su un caso che non stiamo qui a spiegare (non è questa la notizia che interessa), successo al Comune di Gagliano Castelferrato riguardante la solita vecchia diatriba politica. E mentre l’addetto stampa del Comune avrebbe nascosto la notizia proprio per il fatto di essere addetto stampa del Comune, la seconda, Valentina La Ferrera, giornalista del quotidiano La Sicilia e collaboratrice peraltro di ViviEnna, avrebbe la colpa di non aver scritto nulla perché cugina della moglie del Vicesindaco (mamozza che giro). Siamo all’assurdo? Che poi in un paesino come Gagliano Castelferrato non è difficile che siano tutti parenti, ma se ora essere cugino di tizio o parente di caio diventa motivo di dossieraggio e scandalo, apriti cielo su come ormai si sta evolvendo l’informazione. Perché ormai, ci stiamo sempre più accorgendo, non è più importante raccontare il fatto, l’importante è fare visualizzazioni, chissenefrega se si mettono alla gogna persone che non c’entrano nulla, chissenefrega se si mettono in scena mezze verità, l’importante è fare audience.
Valentina La Ferrera ha risposto sul suo ruolo di cronista e a Lei va tutta la nostra solidarietà, ma sappiamo bene che esprimere solidarietà non aiuta certamente a “guarire” da un sasso mal lanciato. Bisogna sottolineare il fatto che in questa terra c’è chi fa una determinata missione, perché quello di esprimere opinione, di scrivere, di smuovere gli animi è una missione dettata solo dalla passione, c’è chi invece lo fa per altri interessi meno nobili. C’è chi, basta il minimo graffio, piange in mondovisione e si fa scrivere messaggi di solidarietà anche dal proprio parrucchiere e/o barbiere per testimoniare di essere paladino della giustizia e c’è chi invece, come Valentina La Ferrera, riesce a dare una lezione di grande signorilità nell’affrontare con i dati le accuse rivolte, smontando con corrette argomentazioni una tesi che si regge praticamente sul nulla, ovvero una parentela, senza aver bisogno di inutili cori solidali.




Ma è giusto sottoporre a tutti voi questa triste vicenda che scalfisce sempre più il nostro ottimismo sul riscatto di una terra dimenticata da Dio quale la nostra: perché argomentare con una parentela il fare o non fare una determinata cosa (che peraltro non c’è nessun obbligo di fare), significa o essere tornati indietro di secoli quando scoppiavano le guerre per le parentele, oppure non aver capito nulla su cosa sia la libertà e su come agiscono gli uomini liberi. E una terra in cui si vuol argomentare con una parentela per accusare qualcuno è destinata solo all’oblio perché una tale argomentazione è semplicemente ridicola.
Alain Calò