Soprintendenza Enna, tra carenza di personale ed ipotesi di accorpamento

La Pubblica amministrazione è una complessa organizzazione di pubblici poteri finalizzata a curare, in concreto, l’interesse pubblico individuato dal legislatore. Per raggiungere tale obiettivo, assicurando il buon andamento dell’azione amministrativa, la Pubblica amministrazione, PA, deve poter contare su risorse strumentali, risorse finanziarie e soprattutto risorse umane.

L’inefficienza

Se questa è la teoria, nella pratica si registrano casi in cui la PA risulta periodicamente deficitaria delle citate risorse con conseguente diminuzione di efficienza dell’apparato pubblico, disarticolazione dei moduli organizzativi e funzionali dell’amministrazione, minor risultato conseguito dalla PA in termini di efficacia ed efficienza, omesso conseguimento dei risultati programmati, maggiore esposizione al rischio di contenziosi con imprese e cittadini.

Se tali disservizi vengono avvertiti maggiormente nel mondo della sanità, in cui noti sono i tentativi di ridurre le cosiddette “liste di attesa”, numerosi sono i casi registrati in altri ambiti della PA Il congelamento delle assunzioni che ha dovuto subire l’Amministrazione della Regione Siciliana in questi anni (solo in questi giorni in via di scongelamento) ha provocato un depauperamento progressivo delle risorse umane in tutte le articolazioni dei dipartimenti assessoriali.

Il caso della Soprintendenza di Enna

Emblematico è il caso della Soprintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali di Enna che al 2018 poteva contare su una forza lavoro così distribuita: n. 6 dirigenti e n. 55 operatori del comparto non dirigenziale (comprensivo dei catalogatori). Oggi, a seguito dei pensionamenti maturati, il numero di dirigenti è sceso a 2 e quello degli operatori del comparto a 45. A questo punto sorgono spontanee alcune riflessioni.

Gli interrogativi

L’attuale dotazione organica della Soprintendenza è adeguata ad assicurare gli interessi pubblici alla cui cura è preposta? Una risposta negativa richiederebbe l’attivazione delle compensazioni necessarie per scongiurare il danno erariale che deriverebbe inevitabilmente dai disservizi generati.

La ratio del danno stesso si dovrebbe ricercare nella cattiva organizzazione amministrativa e non certo nei singoli comportamenti obtorto collo posti in essere dai dipendenti che lavorano come possono e nelle condizioni in cui sono costretti ad operare. Una risposta affermativa porterebbe invece ad alimentare le teorie di chi ha nel tempo sostenuto la necessità di accorpare le unità operative delle Soprintendenze per poi arrivare all’accorpamento delle stesse. Delle due l’una.