Le ombre sul concorso dei Forestali

La vicenda del concorso per agenti del corpo forestale, i cui noti fatti hanno provocato la reazione dell’Assessore al Territorio e Ambiente Elena Pagana e di alcuni gruppi parlamentari dell’ARS, è uno dei tanti esempi di familismo amorale che caratterizzano il perverso rapporto tra coloro che cercano disperatamente una scorciatoia per non affrontare ad armi pari una procedura selettiva e coloro che, in nome e per conto della Pubblica Amministrazione, si prestano per venire incontro a tali desiderate.

La paura di non farcela

Al netto delle solite reazioni, corredate dalle tradizionali “indagini”, ciò che ci sembra utile evidenziare è l’aspetto sociologico del problema, cioè la tendenza dell’essere umano ad evitare il confronto e di non mettersi in discussione per la paura di non farcela. Il problema, per certi versi, è pure fisiologico se rapportato alla percezione dell’individuo artefice del proprio successo.

Il merito

Il merito, infatti, mette in secondo piano la dimensione relazionale o, in subordine, la considera rilevante solo nella misura in cui permetta al merito stesso di imporsi, alimentando un’aspra competizione per l’accaparramento di risorse scarse. Rispetto a questo scenario, un’applicazione integralista del “merito” che tende a sottovalutare la prospettiva cooperativa o solidaristica, potrebbe generare disuguaglianze.

Se questo è vero nelle quotidiani relazioni sociali, il ragionamento cambia in quegli ambiti della società in cui i legittimi interessi privati devono essere conformati a quelli collettivi. E poiché il nostro ordinamento delega la Pubblica amministrazione per la cura dei singoli interessi collettivi, la comparazione dei citati interessi deve essere fatta da risorse umane adeguate e idonee appositamente reclutate.

Il concorso

Rispetto questa necessità, la nostra Costituzione ha prescritto il “concorso pubblico”, quale meccanismo di selezione tecnica e neutrale dei più capaci, ritenendolo il metodo migliore per l’accesso alla P.A. in condizioni d’imparzialità; valore, quest’ultimo, in relazione al quale il principio sancito dall’art. 97 Cost. impone che l’esame del merito sia indipendente da ogni considerazione connessa alle condizioni personali dei concorrenti. A meno che qualcuno voglia cambiare anche questa parte della Costituzione italiana, il concorso pubblico continua a costituire la forma generale e ordinaria di reclutamento per
il pubblico impiego, senza se e senza ma.

Massimo Greco