La politica e l’arte di distruggere le autonomie locali

A fronte di una chiara e semplificata previsione costituzionale che vede la Repubblica costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato, il decisore politico ha avuto la non comune capacità di smembrare in numerosi rivoli pubblicistici il principio, altrettanto costituzionale, di autonomia locale.

Ogni territorio, che da anni non indossa più vestiti istituzionali concentrici lungo l’asse verticale della sussidiarietà, risulta essere rattoppato da un arcipelago di pubblici poteri politicamente irresponsabili nei confronti delle rispettive comunità perché sprovvisti di autonomia politica. Alcuni modelli associativi sono stati imposti direttamente dal legislatore, altri sono stati volontariamente utilizzati dagli Enti locali.

L’arcipelago di pubblici poteri

Prova ne è che i Sindaci sono costretti ad impegnare intere giornate della settimana per partecipare a tutti gli organi di governo di tale arcipelago, nel tentativo di esprimere congiuntamente un efficace indirizzo politico-amministrativo.

Gli impegni del sindaco di Enna

A titolo esemplificativo, il sindaco di Enna, i cui impegni relativi al proprio municipio non mancano certamente, è costretto a condividere il governo e la gestione della Società di regolamentazione rifiuti, dell’Assemblea territoriale idrica, del Comitato dei sindaci del distretto socio-sanitario, del Libero consorzio comunale, del Parco Floristella, del Consorzio ente autodromo di Pergusa, del GAL Rocca di Cerere e della recente Area urbana funzionale della Sicilia centrale.

L’inadeguatezza delle risposte politiche

Nonostante sia così evidente il disordine istituzionale generato, nel contesto del quale non si riesce più a leggere la trama del rapporto democratico che lega società civile e società politica, ancora oggi, non si registra alcuna iniziativa legislativa finalizzata a mettere ordine nel vulnerato sistema delle autonomie locali.

Massimo Greco