Area interna di Troina tra perplessità e rischio caos istituzionale

L’Unione “Area Interna di Troina”, costituita dai sindaci dei Comuni di Comuni di Agira, Assoro, Calascibetta, Catenanuova, Cerami, Gagliano Castelferrato, Leonforte, Nicosia, Nissoria, Regalbuto, Sperlinga, Troina, Valguarnera Caropepe e Villarosa, al fine di usufruire delle risorse finanziare messe a disposizione dalla Strategia nazionale aree interne (Snai), dovrà adesso ricevere l’approvazione dei rispettive Consigli comunali.

Il modello associativo

E, com’era prevedibile, alcune forze politiche si stanno interrogando su tale iniziativa e soprattutto sull’opportunità di utilizzare lo strumento associativo dell’Unione dei Comuni (hard) in alternativa a quello, anch’esso previsto, della Convenzione dei Comuni (soft).

La riflessione è doverosa perché, senza entrare nel merito della denominazione individuata (“Area Interna di Troina”) per un’iniziativa che vede coinvolti anche Comuni della zona sud del territorio provinciale, richiede un approfondimento politico ed istituzionale. Se è infatti vero che la gestione associata delle funzioni e dei servizi comunali è finalizzata a superare le difficoltà legate alla frammentazione dei piccoli Comuni e per conseguire condivisibili obiettivi di razionalizzazione della spesa e di una maggiore efficienza dei servizi, una diversa finalità nell’uso dello strumento associativo richiederebbe una coerenza ordinamentale con altri Enti che svolgono istituzionalmente i medesimi compiti.

La norma

L’art. 3 dello Statuto dell’Unione, che i Consigli comunali si apprestano ad approvare prevede infatti che “L’Unione è costituita per la tutela del sistema socio economico territoriale attraverso la promozione e l’implementazione di politiche volte allo sviluppo socio economico sostenibile e solidale, alla preservazione della biodiversità ed integrità territoriale,. lo svolgimento in forma associata di una pluralità di funzioni e servizi di competenza dei Comuni aderenti e di utilità per i cittadini residenti sul territorio
amministrato”. Una funzione tipicamente di “area vasta” che il nostro ordinamento ha previsto in capo all’ente di area vasta che in Sicilia è rappresentato dal Libero consorzio comunale e che nel resto d’Italia è rappresentato dalla Provincia.

Rischio corto circuito istituzionale

Orbene, appare evidente il corto-circuito politico-istituzionale che si prospetta, laddove l’Unione dei Comuni (14 Comuni su 20) – che non avrebbe finalità “temporanee” e/o “di scopo” come la Convenzione dei Comuni – non si limiterà alla sola definizione ed attuazione della Snai sulla base del documento di indirizzi per la costruzione delle strategie territoriali, ma per sua stessa ammissione statutaria (art. 3, comma 4) anche alla selezione ed attuazione delle operazioni a valere sul POR FESR 2021-2027. A questo punto, e considerato che lo strumento associativo dell’Unione dei Comuni per la specifica finalità della Snai è stato scelto anche dalle altre quattro Area Interne siciliane, sarebbe auspicabile che la Regione non contribuisse ad aggravare l’attuale caos istituzionale.

Massimo Greco