Gorgona, il docufilm sul carcere della speranza

In tanti hanno assistito, nei locali dell’Urban Center, ex Convento dei Cappuccini, ad Enna, alla proiezione del documentario sul carcere di Gorgona firmato da Antonio Tibaldi, vincitore nel 2022 del premio come Migliore Documentario Italiano al Festival dei Popoli di Firenze.

Gli organizzatori dell’evento

L’incontro era organizzato dall’Associazione Culturale Mondoperaio in collaborazione con il Garage Arts Platform, Bloom Distribuzione e il Patrocinio del Comune di Enna. Un viaggio nell’ultima colonia penale agricola che ha portato i visitatori dentro il carcere di Gorgona, una piccola isola a 19 miglia da Livorno, che si è affacciata nelle vite di quei detenuti che lì scontano la pena lavorando.

Il lavoro in carcere di Mondo Operaio

Dopo l’introduzione del vice presidente del Garage Art Platform, Mario Margani, la parola è passata al presidente dell’associazione Mondo Operaio, Salvatore La Terra che nel suo intervento ha ribadito come l’associazione si sia avvicinata al mondo carcerario con azioni concrete come la donazione di abiti e beni di prima necessità ai detenuti meno abbienti.

Il carcere della speranza

L’idea di carcere della “speranza” dell’ex direttore del penitenziario di Augusta prima, e di quello di Piazza Armerina da ultimo, Antonio Gelardi, si è concretizzata nella proiezione di un breve filmato su un’esperienza unica nel suo genere. I detenuti di Augusta hanno partecipato, insieme a Patrizia Maiorca, ad un’esperienza di apnea in vasca per sperimentare i benefici fisici e mentali di questa pratica. Presenti anche Maria Elena D’Amore, capo area educativa casa circondariale “Luigi Bodenza” di Enna insieme al funzionario giuridico pedagogico, Isabella Mancuso, e il capo area educativa del carcere di Piazza Armerina, Marianna Cacciato. “ l carcere è cambiato – ha detto Pierelisa Rizzo, giornalista Ansa e volontaria della Casa Circondariale di Enna, “Luigi Bodenza” – Questo documentario mi conforta nell’idea che, da qualche parte in qualche luogo, un carcere che rieduca e restituisce speranza è possibile” .

Cosa sono le carceri oggi

In realtà tutti concordi, dall’ex direttore di Gorgona, Carlo Mazzerbo, presente alla proiezione, ad Antonio Gelardi e Salvatore Laterra, sul fatto che, invece, il carcere vada, sempre più, verso una chiusura al mondo esterno, segno di un cambio di passo istituzionale. Mazzerbo, che in quel carcere di Gorgona ci ha passato quasi un ventennio, ha parlato di infantilizzazione del detenuto.

“Responsabilizzare il detenuto”

“Responsabilizzare il detenuto, affidandogli compiti chiari e con poche ma sicure regole evita un’infantilizzazione sempre più presente nella popolazione detenuta”. Il problema, dunque, non è avere dei buoni detenuti ma provare ad avere dei buoni cittadini, una volta scontata la pena. E a Gorgona, un carcere più volte a rischio chiusura, un piccolo mondo autosufficiente, dove i detenuti lavorano tutti e autoproducono dal pane alle verdure, allevano animali, si occupano della natura a 360 gradi, la recidiva è davvero bassa . Il confronto alla fine del documentario, che fa anche il focus sull’unica anziana signora residente sull’isola, nonna Luisa o zia Luisa, come la chiamano i detenuti, è stato uno scambio di idee, sensazioni e speranze per una realtà quella di Gorgona che cede il passo a carceri che educano e riabilitano sempre meno diventando, sempre più, contenitori del disagio sociale.