Tra siccità, condotte colabrodo e costi elevati Enna è nei guai

E’ un vero e proprio caos nell’Ennese la vicenda del servizio idrico. E’ una delle province della Sicilia con maggiori problemi per quanto concerne l’erogazione dell’acqua come sta emergendo negli ultimi giorni con due guasti in diverse condotte, il primo a Troina, il secondo ad Agira, con la conseguenza di far rimanere a secco 11 Comuni senza contare l’area del Dittaino, uno dei cuori pulsanti dell’economia ennese.

I lavori nella caldissima estate del 2023

In tanti, ricordano la tormentatissima estate del 2023 con un caldo asfissiante e proprio nel cuore di quel periodo così afoso Siciliacque dispose dei lavori urgenti su parte della rete idrica che era evidentemente ammalorata. Ed a nulla valsero gli appelli dei sindaci dei Comuni, “capitanati” da Nino Cammarata, primo cittadino di Piazza Armerina, nelle vesti di presidente dell’Ati idrico, per chiedere di spostare di qualche giorno quei lavori. Niente, erano interventi troppi urgenti e qualche sindaco, come Francesca Draià, capo dell’amministrazione di Valguarnera, dispose l’arrivo di autobotti per aiutare la popolazione.

Residenti salvati dai boiler

A salvare i residenti della provincia ennese furono, però, i boiler, contenenti scorte d’acqua per tamponare l’emergenza. Ma il fatto che ci si “armi” di questi contenitori d’acqua la dice lunga sull’affidabilità dell’erogazione idrica.

Siccità e razionamento idrico

Come se non bastasse, è sopraggiunta la siccità: nel caso di Enna, la Diga Ancipa custodisce meno acqua e rischia di non averne abbastanza quando arriverà l’estate, da qui la decisione, come nel resto della Sicilia centro occidentale, di razionare l’approvvigionamento idrico, in attesa che il Governo nazionale proclami lo stato di emergenza.

Nei giorni scorsi, peraltro, il sindaco di Enna, Maurizio Dipietro, ha emesso un’ordinanza che dispone dei limiti per l’uso dell’acqua e per i trasgressori sono previste multe fino a 500 euro.

Il silenzio su questa vicenda

La condotta colabrodo, però, continua a far soffrire i Comuni della provincia di Enna, come dimostrano i due recenti casi. Sembra che, ormai, si proceda in modo non strutturato ma seguendo la logica di mettere una pezza al buco. Insomma, questa rete idrica sembra non farcela più nel silenzio, però, delle amministrazioni comunali, piuttosto passive, almeno pubblicamente.

Le tariffe

E poi c’è la questione delle tariffe, costose, ma sulle quali ci sono dei nodi da sciogliere. Come recentemente riportato su un articolo di Massimo Greco, su ViviEnna, “è stato infatti acclarato, con sentenza definitiva dalla giustizia amministrativa siciliana, che la Regione non ha alcuna competenza sulla tariffa idrica applicata negli ambiti territoriali dell’isola e che, di conseguenza, il gestore d’ambito regionale “Sicilia Acque” non può stabilire il costo dell’acqua venduta all’ingrosso”.

Dal punto di vista della tariffa, ciò comporta due cose. La prima, che le tariffe idriche per le quali il costo dell’acqua è stato riportato integralmente in fattura, sulla base di quanto autonomamente ed unilateralmente comunicato da “Sicilia Acque”, andrebbero riviste e conguagliate a favore dell’utenza.

La seconda, che a cominciare dal periodo regolatorio 2016, la competenza dell’Autorità d’ambito provinciale (oggi Assemblea Territoriale Idrica) si estende all’approvazione della proposta di tariffazione dei corrispettivi relativi alla fornitura del servizio idrico anche per il sovrambito, in conformità al modello statale.

Studio Ircaf, “a Enna acqua più cara che a Milano”

Nella primavera scorsa, il Centro studi Ircaf di Mantova presentò un rapporto sugli investimenti, qualità e tariffe idriche, secondo cui l’acqua costerebbe più ad Enna che a Milano. Una notizia ripresa anche da Il Sole 24 Ore. “Perché per esempio Milano, una delle città con un tasso di perdite dimezzato rispetto alla media nazionale, chiede alla famiglia tipo 214 euro all’anno, mentre a Enna con gli stessi consumi la cifra scritta in bolletta è di 663 eurosi legge nell’articolo del Sole 24 Ore.

 Secondo quanto emerso, l’analisi dell’Ircaf “incrocia i livelli tariffari con gli standard di qualità tecnica (perdite, interruzioni eccetera) e contrattuale (tempi di risposta ai reclami, rimborsi e così via) del servizio misurati in base ai parametri che guidano la regolazione di Arera. E spesso gli indicatori seguono strade differenti”.