Corpus Domini a Calascibetta, stop del vescovo ai politici

Un decreto del vescovo della diocesi di Caltanissetta, Mario Russotto, rischia di creare un corto circuito tra
la Chiesa e i politici di quei comuni che fanno parte della circoscrizione vescovile. A storcere il naso potrebbe essere anche la classe politica xibetana (Calascibetta fa parte della Diocesi nissena), perché nella disposizione, datata 15 maggio 2024, che in qualche modo punta il dito anche contro i rappresentati dei cittadini, c’è scritto: “Quanti svolgono un pubblico incarico politico o amministrativo a qualsiasi livello e quanti non offrono una chiara credibile testimonianza di correttezza e coerenza morale con i principi del Vangelo, non possono far parte di comitati per le feste religiose, inoltre non possono portare il baldacchino e l’ombrella per la processione del Santissimo Sacramento o altro in occasioni di
feste religiose”.

Il decreto

Lo stabilisce il decreto, dove si legge anche che l’obiettivo in qualche modo è quello di “evitare una qualsiasi commistione fra “esposizione” politica e manifestazioni religiose o di pietà popolare”. Un decreto che giunge a tre settimane dal voto europeo, in alcuni casi anche amministrativo, e a quindici giorni dalla ricorrenza del Corpus Domini, la principale solennità dell’anno liturgico cattolico, dove i fedeli sono invitati ad adorare Gesù vivo e vero, presente nel Santissimo Sacramento. Dunque, se a
Calascibetta sorreggere l’ombrella, che accompagna l’uscita dalla chiesa dell’ostensorio, spettava solitamente al sindaco, da quest’anno non sarà più così.

Politici non potranno portare il baldacchino

Stesso provvedimento per chi porta il baldacchino, un elegante tessuto sostenuto da aste posto sopra l’ostensorio. Anche in questo caso, il decreto del vescovo vieta, sia ai politici sia a persone non coerenti con i principi del Vangelo, di portare il baldacchino lungo il tragitto processionale. Una disposizione, che se da un lato cercherà in qualche modo di fare chiarezza all’interno della Chiesa, dall’altro, possibilmente, si porterà dietro uno strascico di polemiche. Per alcuni il decreto è tardivo, altri si chiedono perché questa imposizione nei confronti della classe politica in generale. Una cosa è certa: politica e Chiesa, a braccetto da diversi secoli, il prossimo 2 giugno, festa del Corpus Domini, si ritroveranno separati in casa.

Francesco Librizzi