L’8 marzo tra conquiste sociali e violenze, l’analisi di 2 donne ennesi
Enna-Cronaca - 08/03/2025
Viene comunemente chiamata la festa delle Donne ma è più corretto parlare di Giornata internazionale della donna per ricordare le conquiste sociali, politiche ed economiche ma allo stesso tempo è un giorno per richiamare l’attenzione sulle diseguaglianze, che ci sono ancora, sulle violenze, fenomeno cresciuto in modo esponenziale, e sulle discriminazioni. Ne abbiamo parlato con due donne ennesi affermate nella loro professione: la giornalista Pierelisa Rizzo, corrispondente dell’Ansa, la più importante agenzia di stampa italiana, e l’avvocato Eleanna Parasiliti Molica, da sempre impegnata nella difesa dei diritti civili e dei più deboli.
L’8 marzo secondo Rizzo
“Ogni otto marzo al risveglio – dice a ViviEnna Pierelisa Rizzo – penso a quanta strada ci sia ancora da fare. Se ancora assistiamo, inermi, ad una donna uccisa ogni due giorni, se le donne che denunciano sono poi trattate con sospetto, se non anche con violenza, se continuiamo a guardare con pregiudizio le donne che provano ad essere davvero indipendenti, se continuiamo a perseguire in un tutti quegli stereotipi di genere, ecco ancora tanta strada dobbiamo fare”.
“Per colpire una donna si mette in dubbio la sua onorabilità”
La mia generazione, quella a cavallo tra gli anni 60 e 70, assiste attonita ad un cambio di marcia che rischia di farci precipitare nel medioevo. E se da una parte, quando chiacchiero con mia figlia Sara, spero che queste nuove generazioni possano fare meglio e di più, mi guardo intorno e mi confesso che c’è ancora tanto da fare. Faccio la giornalista da quasi 30 anni e nel mio lavoro, seppure a contatto con tanti uomini, dai rappresentati delle forze dell’ordine a quelli delle istituzioni, ancora sempre a maggioranza maschile, non ho avuto difficoltà nel mio lavoro. Forse perché ho ignorato le battute sessiste , o quelle a doppio senso, e sono andata avanti anche quando nelle intercettazioni di un grosso processo che si è celebrato al tribunale di Enna ho trovato che una figura apicale delle forze dell’ordine diceva di me “è una donna senza scrupoli di alcun genere” . Perchè se vuoi colpire una donna, ancora nel 2025, lo fai mettendo in dubbio la sua onorabilità. Perché, ancora nel 2025, la parola femminista fa paura. Perché a fronte di tante parole, la parità tra i generi è garantita dall’orribile quota rosa, perché una donna che ce la fa nasconde qualche segreto. L’8 marzo è una giornata come tante, anzi peggio delle altre dove continuiamo, ipocritamente, a dire che va tutto bene.
Parasiliti Molica, “un giorno come gli altri”
“Mi viene chiesto cosa rappresenta – racconta a ViviEnna, Eleanna Parasiliti Molica – per me l’8 marzo. Dico che per me è un giorno come tutti gli altri. È certamente un giorno di riflessione su quanto ormai il tema della violenza di genere sia un tema su cui costruire carriere e consensi utilizzando argomenti poco conosciuti ed allineati al politicamente corretto. Poi nel concreto l’aiuto alle donne vittime di violenza ed a chi le sostiene è ancora inadeguato ed insufficiente”.
Gli stereotipi
“Non si può pretendere che il sostegno delle vittime di violenza, e sono tante, sia affidato al volontariato e che nelle aule di giustizia si assista ancora alla delegittimazione delle persone offese sulla scorta di preconcetti e stereotipi, poi rinnegati nei salotti buoni dove bisogna accaparrare i consensi” aggiunge l’avvocato Parasiliti Molica
“Le colleghe allattano nei corridoi dei Tribunali”
“Mi si chiede se ho incontrato difficoltà – dice Parasiliti Molica – nella mia realizzazione professionale perché donna Io dico di no. Ma certamente la scelta di una professione totalizzante quale è quella dell’avvocato ha reso complicato la mia realizzazione come madre. Una maternità che ho cercato è difeso con tutte le mie forze pagando un prezzo altissimo come quello che pagano ancora tante colleghe che vediamo allattare i figli nei corridoi dei Tribunali”