I giovani ennesi su Gaza, “questo è genocidio”

di Giacomo Lisacchi

Una folla di giovani, donne e uomini ha risposto alla chiamata dell’Arci per manifestare solidarietà al popolo palestinese e chiedere a gran voce di “fermare il genocidio” e dire stop alla vendita di armi a Israele. Una manifestazione pacifica, alla quale hanno aderito numerose sigle, tra partiti e associazioni, che si è svolta nella piazza di fronte il teatro comunale alla presenza anche di amministratori della provincia, tra cui il neo presidente del Libero consorzio comunale di Enna, Piero Capizzi, dove a gran voce si è chiesto “la cessazione del genocidio a Gaza e la consegna degli aiuti umanitari da parte delle agenzie Onu; la fine dell’occupazione illegale dei Territori palestinesi”, ma anche “la liberazione degli ostaggi israeliani  e “lo stop alle forniture di armi, anche italiane, e agli accordi di cooperazione militare con Israele”. A parlare per prima con un discorso appassionato è stata la giovane Najwa Fariki, dell’associazione universitaria Koinè, al quale hanno fatto eco più o meno tutti gli altri numerosi interventi.

La studentessa della Kore

“Ci hanno detto – ha gridato Najwa- che non possiamo dire che Israele sta commettendo un genocidio, perché è complicato e bisogna contestualizzare. Ma sapete cosa c’è veramente di complicato? Raccogliere i propri figli morti con le mani, cercare latte in polvere sotto le bombe e dormire pensando che forse domani sarà il tuo turno.  In Palestina non c’è una guerra ma un massacro e dobbiamo avere il coraggio di chiamarlo con il proprio nome perché chi bombarda ospedali, scuole, tende non si sta difendendo ma sta commettendo un crimine di guerra. Israele sta sterminando la popolazione civile e questo mentre le cancellerie europee si girano dall’altra parte e fanno accordi commerciali. Noi siamo dalla parte di chi viene annientato dalle bombe, siamo con chi resiste e non con chi decide di fare quello che vuole, siamo con la Palestina senza se e senza ma. Israele sta commettendo crimini di guerra con la complicità di tutto il mondo”. 

Il Capo dello Stato

Una dichiarazione quella di Najwa che è arrivata chiara e autorevole dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha detto: “I palestinesi hanno diritto al loro focolare entro confini certi. Ed è grave l’erosione dei territori attribuiti all’Autorità nazionale palestinese, così come è illegale l’occupazione di territori di un altro Paese, che non può essere presentata come misura di sicurezza: si rischia di inoltrarsi sul terreno della volontà di dominio, della barbarie nella vita internazionale”. Parole nette e giuste e che tracciano una profonda distanza istituzionale e politica dalle posizioni ambigue del governo italiano.

Greco critica la destra locale

 “In questi giorni una delle principali obiezioni che ho letto sulla manifestazione da parte di alcuni esponenti della destra locale – ha sottolineato dal palco Marco Greco, consigliere comunale del PD – è stata: “Cosa pensate di fare con questa manifestazione? Noi non possiamo fare niente. In realtà non è così, perché il governo italiano ha delle fortissime responsabilità omissive rispetto a quello che sta succedendo. C’è solo un modo per costringere chi attualmente ci rappresenta nelle sedi istituzionali a prendere una posizione diversa rispetto a quella che è stata assunta dalle Nazioni Unite. Quindi Greco ha annunciato che “a partire dall’ente istituzionale  più vicino ai cittadini che è il comune, assieme ai gruppi consiliari che hanno aderito alla manifestazione,  abbiamo scritto una mozione  che depositeremo già domani affinchè si chieda ufficialmente a tutte le sedi istituzionali del governo italiano innanzitutto il riconoscimento dello stato di Palestina come stato libero, autonomo, indipendente, in virtù del principio della determinazione dei popoli; che lo stato italiano si impegni a rispettare le sentenze della Corte internazionale penali; che Netanyahu sia riconosciuto come un criminale di guerra, ma non perché lo diciamo noi, perché lo dice la massima istituzione del diritto penale internazionale”. “Chiederemo al governo italiano – ha proseguito Greco – di farsi promotore affinché l’Italia smetta di esportare armi in Israele, le stesse armi che in questo momento stanno massacrando il popolo palestinese; perché in questo momento, il nostro tricolore è bagnato e sporcato dal sangue del popolo palestinese e il governo si gira dall’altra parte. Noi chiederemo che questa mozione venga presentata in tutti e venti i comuni della provincia di Enna affinché il messaggio sia chiaro: l’entroterra siciliana dice no allo sterminio del popolo palestinese”.

Il presidente del Libero consorzio

“E’ un piacere vedere una piazza così piena e affollata – ha chiosato invece il Presidente del Libero Consorzio Comunale di Enna, Piero Capizzi. Sono stato molto colpito dalle parole dei giovani e di chi mi ha preceduto. L’unica strada per porre fine a questo massacro è quello di riconoscere due stati e due popoli. La questione tra Israele e la Palestina nasce oltre un secolo fa e quando sembrava, negli anni ’90, che la strada intrapresa con gli accordi di Oslo potesse essere quella buona, ecco che oggi si è di nuovo al punto di partenza. Israele oggi sta riversando sui palestinesi le stesse cose che ha dovuto subire durante la seconda guerra mondiale da parte dei tedeschi. Non si può più stare in silenzio, Le istituzioni facciano il loro dovere affinché si interrompa quello che sta succedendo in quelle zone”.