Convegno sul Braille come luce sociale e culturale

Il Braille come luce culturale e sociale per i non vedenti nel mondo è stato il tema di un convegno che si è svolto in occasione della “Giornata nazionale del braille”. Organizzato dalla Stamperia regionale Braille e dall’Unione italiana Ciechi e Ipovedenti, con il supporto dell’Università di Catania, dell’Istituto per i Ciechi Ardizzone Gioeni e del Centro regionale Helen Keller di Messina, il convegno ha aperto le porte ad un mondo che è stato definito senza reticenza e imbarazzo da alcuni dei relatori che la vivono in prima persona, come “un’esperienza triste”, un “limite”, una “sorte difficile”. Ma attenzione a farsi ingannare perchè le conclusioni sono state ben diverse. La coscienza delle difficoltà che la minorazione visiva comporta può costituire, infatti, la molla che fa scattare il desiderio di conoscenza e che può tramutare quella sorte avversa in una avventura esaltante. A partecipare all’evento c’era anche un’insegnate di sostegno di Enna, Francesco de Francisco che dice la sua sul tema: «La coscienza dei propri limiti, accompagnata dalla capacità di gestire la frustrazione che le situazioni quotidiane possono causare, costituiscono le strade maestre che conducono verso il superamento delle barriere, degli ostacoli che la vita in generale e la minorazione visiva in particolare, portano inevitabilmente». Il codice tattile Braille, metodo universale di scrittura e lettura, consente di contenere “il mondo in otto punti” e di renderlo a portata di dita. La sintesi realizzata da Louis Braille ha consentito ai ciechi di accedere alla luce della conoscenza e dell’autonomia e di portare il cieco fuori dall’emarginazione.

Dal convegno è venuto fuori una certezza ossia che nonostante tanti dubbi circa l’eventuale superamento o no del Braille, questo costituisce uno straordinario strumento di integrazione.