I sacerdoti di frontiera che aiutarono Garibaldi

Le celebrazioni del 150° dell’Unità d’Italia, ampiamente sponsorizzate, dalla Chiesa il 17 marzo e dai vescovi con il rosario con il Papa a santa Maria Maggiore, commentate nell’Isola, anche con revisioni critiche, (dall’Ottagono Letterario,(1) a Comunità in Cammino di p.Felice Lupo, (2) al liceo Garibaldi, che ha ospitato i vincitori del premio Idee Nuove –Fondazione Donat Cattin), ci permettono di scoprire anche quello che è stato l’apporto di alcuni parroci e sacerdoti di frontiera siciliani all’ impresa di Garibaldi e al contributo da parte dei cattolici siciliani all’avvio del processo unitario del paese (3).

Ed il saggio di Ciro Spataro Garibaldi a Marineo con il Diario di Antonino Salerno (1848-1882), ci offre un ulteriore studio sul rapporto delle comunità locali ai moti unitari ed alle speranza riposte in Garibaldi. (3)

Si attenua e si svuota così la critica radicale di una opposizione globale e generalizzata da parte di laici credenti e religiosi all’unità, pur in presenza di un potere temporale istituzionale che era al tramonto, anche perché non essenziale per la Chiesa di Roma.

Lo ha sostenuto, ci ricorda Spataro, lo storico Francesco Michele Stabile nell’opera “Il clero palermitano nel primo decennio dell’unità d’Italia”(4).

E di Marineo, il comune alle porte di Palermo il Nostro fa rivivere l’epopea e l’impegno dell’anima inquieta del risorgimento marinese, il sacerdote Giuseppe Calderone e di Antonio Salerno, un antenato dell’intellettuale Ida Rampolla, che ne ha conservato gelosamente il prezioso Diario e che ora rivive inserito nel saggio di Spataro, in una pagina del soggiorno di Garibaldi e la fierezza dignitosa di Calderone e di Salerno, eroi minori della partecipazione religiosa e popolare all’impresa, ma espressioni sincere e disinteressate del contributo locale ai moti della rivolta, in parte tradita.

Ne furono soli, specifica infatti Spataro. “In Sicilia gran parte del clero ha solidarizzato” con la rivoluzione garibaldina: basti pensare che, oltre al Calderone, altri sacerdoti del circondario ebbero un ruolo di animatori nelle loro comunità, tra questi Giuseppe lanolina e Ciro Di Pisa a Misilmeri, Stefano Munì a Belmonte Mezzagno, Pietro Gallo a Roccapalumba ed Agostino Rotolo a Lercara Friddi” ( op.cit 3, pag 15).

Ciro Spataro, senza alcuna voglia apologetica, sorta da un disegno controcorrente, affronta il tema, scavando nella storia della sua cattolicissima Marineo, con l’amore degli antenati e delle figure illustri della comunità, che gli è toccato amministrare da laico della generazione dei cattolici, impegnati a servizio della città di appartenenza, (vedi F. Mortillaro,a Monreale, G.Iannazzo, a Giuliana, L.Messina a Castelvetrano, Bruno Ridulfo a Corleone) (5).

L’autore, laureato in filosofia e docente per lunghi anni, con la passione per la cultura, è stato tra i fondatori del Premio di Poesia Città di Marineo, “messaggio di solidarietà verso l’Europa e il mondo”, ora alla sua XXXVII edizione e da sempre contrassegnato da una presenza di intellettuali e letterati, come Pietro Mazzamuto, (F. Russo in YouTube e Facebbok), S.Di Marco, A.Gerbino, N.Piccione, I.Rampolla del Tindaro.

Spataro è, inoltre, coautore di diverse pubblicazioni sulle tradizioni storiche della religiosità della sua comunità (9-10), che ha amato e proiettate a significative relazioni internazionali e verso studi e progetti di sviluppo del territorio, quasi a completare l’opera di recuperare e drenare verso Marineo interventi e speranze di futuro per gli abitanti, sull’esempio del garibaldino sacerdote Giuseppe Calderone (3).

Si deve, infatti, a Spataro sindaco il primo “Studio –programma” sulle risorse di Marineo, commissionato, dal giovanissimo amministratore, all’Istituto Siciliano di Ricerche di Palermo, promosso da F. e G. Russo e che ha visto tra i suoi collaboratori Sandro Migliaccio,Vittorio Noto, Angelo Mulone, Pippo Romeo, e intellettuali presenti ed incontrati nella redazione di Labor, la rivista di Crifò e Mazzamuto.

Tali studi pioneristici (11), hanno fatto onore a Spataro ed agli amministratori della sua generazione dei comuni viciniori, come Bolognetta, Misilmeri, Corleone, Lercara, Ciminna, Bisacquino, Palazzo Adriano, Prizzi, Chiusa Sclafani, Giuliana, Godrano, protagonisti nell’avviare ricerche e studi sul territorio e nel tenere i rapporti con le figure più’ rappresentative della emigrazione siciliana in tutti i continenti, sotto gli stimoli di storici attenti, come Antonino Giuseppe Marchese e incoraggiati dall’Associazione “Sicilia Mondo” dell’Avv.Mimmo Azzia, di Laura Bisso, di Sebastiano D’Angelo, di Nastasi ,di Eugenio Greco, di Ino Cardinale, di Cottone, di Emanuele Bisso, di Elina La Rocca, di Gaetano Lisciandra, di E.Greco, padre Azzaro, Calogero Di Vincenti, Calogero Giovinco.

E’ di questi giorni il ritorno a Marineo, alla ricerca dei ricordi dei nonni (Carmelo) che lasciarono il paese nell’ottocento, dello scienziato del genoma, Charles De Lisi, premiato dalle tre università siciliane e prima negli USA da Regan e Clinton.

Abbiamo, in altre occasioni, osservato che quando la passione politica si lega alla memoria degli antenati, alla storia, alle tradizioni, alle conquiste degli studiosi della comunità, l’opera degli amministratori si rende più concreta, si fa progettuale, stimola il cambiamento, studia le risorse umane ed i bisogni dei cittadini, alimenta le coscienze al senso della cittadinanza, educa, inconsapevolmente, al bene comune (8).

E non è senza significato che nell’Isola, accanto ai laici, agli albori dell’Unità d’Italia, siano scesi in campo sacerdoti e frati, animati da un alto senso civico, dal coraggio che viene dalla fede, dall’intimo dovere verso il prossimo e dalle indicazioni della dottrina sociale della Chiesa, che si collega al messaggio evangelico, (trascurando, con l’ingenuità dei santi, a volte, di conoscere i compagni delle rivendicazioni).

Né è irrilevante che, con una predisposizione laica, costoro abbiano rischiato in proprio,l’esilio o la violenza, senza compromettere la Chiesa gerarchica, dal Giuseppe Calderone del nostro saggio, a Luigi Sturzo, a Rizzo, dai preti sociali, studiati da Cataldo Naro, in provincia di Caltanissetta, (11 ) a Lo Cascio, a Puglisi, ai teologi del Dizionario Enciclopedico di Franco Armetta, ai preti come Pizzitola, Bacile, Di Vincenti, della Chiesa di Bisacquino della diocesi di Monreale.

Ciro Spataro ha rovistato negli archivi del comune di Marineo, la città che partecipo’ ai moti rivoluzionari del ‘48, e che appare, ancora ribelle ed insoddisfatta nel romanzo di S.Vassalli (12), ha sfogliato le collane storiche, raccolte diligentemente da anni nella Biblioteca della città, esempio mirabile di amore per la cultura e la diffusione della lettura, (Perrone), ha collaborato alla ristampa da parte del comune degli scritti di Giuseppe Calderone (15), ha recuperato il Diario di Antonino Salerno ed ha proposto su questo documento un convegno di studi, di cui è stata protagonista Ida Rampolla del Tindaro, la nipote di Salerno, ha rivisto le epistole di Rosolino Pilo, costretto a vagare tra le campagne di Piana degli Albanesi, S.Cristina Gela e Marineo, e prima a Malta, a Marsiglia, rivolte al generale Garibaldi, a Francesco Crispi, a Giacomo Carini, ad Antonino Paternostro.

Ed ora ci presenta Garibaldi a Marineo, così legato alla cittadina da arricchirla di ricordi, memorie, medaglie, studi, approfondimenti culturali e sociali sul piano storico.

Ne viene fuori nel paese una popolazione, che nell’anno del 150 ° della unificazione, conserva i nomi delle famiglie che parteciparono alle giornate immemorabili della cacciata e fuga delle truppe borboniche, (tra tradimenti e ricompense postume), nelle case e nelle vie di Marineo.

Le medaglie potranno essere raccolte nel Museo cittadino ed intanto sono custodite gelosamente tra le famiglie dei garibaldini.

Non sarà necessario, la loro musealizzazione, perché non c’e famiglia marinese, con i centenari e gli emigranti, interrogati dal poeta dialettale professore Franco Vitali quando si siedono, nelle serate estive, o nei giorni di sole primaverile, davanti alle porte delle vie principali, che non abbia tra gli antenati gli eroi civili e militari con il sacrificio dei quali il profondo Sud scelse la via dell’Unità, con il coraggio, la speranza, con il sangue e qualche intrigo internazionale.

Leggere e citare, i nomi delle grandi famiglie di Marineo, scorrendo i vecchi elenchi telefonici, quando i cellulari non avevano ancora cancellato gli indirizzi e le residenze dei capo-famiglia, era ed è come incontrarsi con gli eredi dei “picciotti “di Garibaldi, con i Lo Castro, i Di Marco, i Lo Pinto, i La Barca, i La Spina, i Pecoraro, i Rinaudo, gli Staropoli, gli Scarpulla, i Cangialosi, i Paternò, i Triolo, i Caramanna.

Quei picciotti, contadini, braccianti, mastri, furono nel campo di Gibilrossa, con il capo squadra Andrea Patti ed il generale Giuseppe la Masa.

Qui a Marineo, con il Garibaldi di Ciro Spataro, c’è infatti una comunità che non ha bisogno di ascoltare e cantare “fratelli d’Italia”,con Bocelli o Benigni, per sentirsi detentrice dell’Unità , perché costruttrice della fortuna e del benessere di molte regioni del Nord, anche da parte di chi oggi ama sfidare con l’egoismo dei nuovi ricchi i poveri del Sud.

Ed un nuovo storico, Salvo Di Matteo, si schiera con i nuovi meridionalisti, ricercatori di verità e di identità nella ricorrenza dei 150 anni dell’Unità, con il saggio “Quando il Sud fece l’Italia, Fatti e misfatti dell’Unità” (13).

All’Ottagono letterario di Palermo G.Bagnasco, presenta “I filibustieri” (14) e segnala le negatività storiche dell’unificazione nei ritardi del Sud.

Ferdinando Russo
onnandorusso@libero.it

1) F.Russo, All’Ottagono Letterario nel 150° dell’Unità d’Italia, in www.facebook.com ,in www.Yuotube,it ecc.
2) F.Russo, Il Sud nel dibattito della comunità di padre Lupo a Palermo con Giuseppe Savagnone, in www.vivienna.it Palermo 2011
3) L.Bisso, Al “Garibaldi” di Palermo i ragazzi propongono ai mass media la solidarietà e l’accoglienza da porre a base della convivenza unitaria del paese.Palermo, 2010
3 ) C.Spataro, Garibaldi a Marineo con il diario di Antonino Salerno (1848-1882),ISSPE,Istituto siciliano studi politici ed economici, 2011.
4) F.M.Stabile –Il Clero palermitano nel primo decennio dell’Unità d’Italia(1860- 1870), ed.Istituto superiore di Scienze religiose, Palermo 1978.
5) F.Russo, in Francesco Mortillaro, l’esperienza sociale nella politica di un amministratore in www.maik07.wordpress.com, Partinico 2010
6) F.Russo, in Giuseppe Iannazzo, il sindaco del fare, in www.comune.giuliana.pa.it
7) F.Russo, in Bruno Ridulfo, il sindaco pittore di Corleone, in www.fasokamba.it
8) F.Russo, Quando i sindaci erano anche poeti, in www.google.it
9) C.Spataro e A.Di Sclafani, I moti dei Fasci dei Lavoratori ed il massacro di Marineo.
10) C.Spataro e N.Benanti, San Ciro da Alessandria d’Egitto a Marineo e la Rimostranza di San Ciro a Marineo
11) AA.VV., S.Ardizzone, E.Bisso, M.Carrara, A.Castagnetta, S.Emmolo, E.Greco, A.Mulone,V.Noto, con apporti di M.R.Bonanno, R.Ferro, G.Marcantonio, M.Cicatello, R.Cicatello, D.Musso, M.Giancontieri, C.Schillaci, F.Cangelosi, S.Sparacino, S.Piscopo, A.La Duca, R.Ciulla,T.Mantia e dell’ ISIR-Istituto Siciliano di Ricerche, Studio Socio-Economico ed Agrituristico, per lo “Studio socio-economico sulla comunità ed il territorio di Marineo”, Palermo 1994-Comune di Marineo-Delibera G.M.442 de 3l 21 11-1992
12) C.Naro, I preti sociali in provincia di Caltanissetta, Ed.Sciascia
12) S.Vassalli, Il Cigno, Einaudi,1996
13) S.Di Matteo, Quando il Sud fece l’Italia, Fatti e misfatti dell’Unità”, Edizioni Arbor, 2011, Palermo
14) G.Bagnasco, “I Filibustieri”, Palermo, 2011, e “Sugli aspetti positivi e negativi nella unificazione degli Stati Italiani-relazione all’Ottagono Letterario Palermp Maggio 2011.
15) G.Calderone, Antichità Siciliane-in specie Memorie Storico-Geografiche di Marineo, Palermo 1893-Ristampa comune di Marineo,1986, parte I-vol-I, volII