Enna: Viaggio in un centro d’accoglienza. “Ecco le nostre sofferenze e le speranze”
Enna-city - 18/08/2011
In questi mesi migliaia di persone sono giunte sulle coste italiane perchè costrette a fuggire dalla crisi tunisina prima e dalla guerra in Libia dopo. La Sicilia per loro è stata terra di rifugio, un’ancora di salvezza. Al loro arrivo si è pensato a come accoglierli. Si è subito pensato ai centri d’accoglienza, ma spesso non bastano. È servito qualcosa in più. E quel qualcosa da quasi un mese ad Enna si sta realizzando. Con l’impegno della Promotour di Emanuela Milazzo e dell’associazione Solidarietà e Sostegno guidata da Pasqualino Di Serio, è stato aperto un Centro d’Accoglienza per i richiedenti d’asilo politico, un centro che ha trovato una casa nella struttura alberghiera che prima ospitava l’Hotel Miralago. Qui hanno trovato ospitalità 24 ghanesi d’età compresa tra i 18 ed i 42 anni. Per loro camere singole o doppie, vitto e alloggio, corsi d’italiano
fatti dall’intermediatrice culturale Francesca Rotolo, ma soprattutto quella familiarità di cui hanno bisogno in attesa che le autorità decidano il loro destino. “Non sono né clandestini, né profughi e godono di buona salute” spiega Emanuela Milazzo, mentre Di Serio sottolinea che “c’è un rapporto costante con la Prefettura e le forze dell’ordine a cui periodicamente relazioniamo sulla loro presenza”. Gli ospiti del Centro hanno fatto richiesta di asilo ed hanno un permesso temporaneo che gli permette d’essere liberi. Per loro però nessuna anarchia, ma il rispetto delle regole in rispetto di chi li ospita. “Stiamo lavorando tanto per farli integrare con la cittadinanza, ma l’aspetto più importante è la massima integrazione creata tra loro”. Non tutti, infatti, si conoscevano e tra loro ci sono anche differenze culturali – soprattutto religiosa vista la presenza di musulmani e cattolici – che non minano la convivenza. Milazzo e Di Serio hanno aggiunto all’unisono che “dal primo giorno abbiamo puntato affinchè diventassero una famiglia”.
I responsabili del Centro nei giorni scorsi hanno ricevuto la visita di un membro dell’Onu che è rimasto piacevolmente soddisfatto di come sono accolti gli ospiti, delle loro condizioni e di come si sta cercando di farli integrare con la comunità ennese. Molti di loro sono degli artigiani e si sta cercando di coinvolgere le imprese artigiane ennesi per creare una sorta di sinergia.
La struttura, fanno notare Emanuela Milazzo e Pasqualino Di Serio, “è costantemente monitorata, sia di giorno che di notte grazie ad un responsabile. Ma – osservano entrambi con estrema soddisfazione – dobbiamo dire che ad oggi non c’è stato alcun problema perchè tutti rientrano autonomamente senza fare mai tardi e stanno bene attenti a non cacciarsi in guai che comprometterebbero la loro permanenza in Italia e al proseguimento di un sogno che è ormai diventato anche il nostro”.
L’intervista
“Lasciando il Ghana ho incontrato tanti problemi ed ho sofferto tanto”. Inizia così il racconto di Benjamin Dwomch, ghanese di 44 anni da un mese ospite ad Enna. È il più grande dei ventiquattro ospiti che passano il tempo tra una partita di calcio, di scacchi o di pallavolo e per loro Benjamin è il punto di riferimento. Il suo pensiero fisso è per la famiglia, la moglie, il figlio maschio e le quattro figlie di cui sente la mancanza. Benjamin ritorna con la mente al giorno in cui decise di lasciare il Ghana per la Libia, quando la guerra non era ancora scoppiata: “Ho attraversato il deserto con l’auto, per tre settimane sono rimasto senza cibo prima di arrivare il Libia”. Qui sembrava aver trovato serenità, ma la paura è subito ricomparsa: “Quando è scoppiata la guerra ho deciso di non ritornare in Ghana, la guerra è stata terribile, non si poteva neanche uscire” ricorda Benjamin che aggiunge: “Un giorno la padrona di casa mi disse che alcuni stavano andando via, mi chiamò un taxi e sono fuggito. Mentre ero per strada dei ragazzi vestiti da militari ci fermarono togliendoci tutto e dicendoci che ci avrebbero portati al porto, ho avuto paura fino all’ultimo”. Per il 44enne ghanese nessun barcone, ma una traversata con la marina militare. “Non sapevo dove eravamo diretti, poi qualcuno mi disse che ci avrebbero portati in Italia”. Un giorno e mezzo di viaggio che sembrava aver buttato alle spalle tutti i problemi. Ma per loro non era ancora finita, prima l’arrivo a Lampedusa, poi il trasferimento al centro d’accoglienza nisseno Pian del Lago: “Avevamo tutto, ma io non ero felice perchè pensavo alla mia famiglia. Eravamo però nelle tende e faceva tanto caldo, un giorno abbiamo scioperato e poi ci hanno trasferiti, il 12 luglio sono arrivato ad Enna dove finalmente mi trovo bene grazie agli amici che ci accolgono”. Il pensiero di Benjamin e dei suoi compagni è però nel responso della commissione che esaminerà le loro richieste d’asilo: “Rivolgo un appello al Governo e a tutte le istituzioni affinchè ci aiutino, per noi è importante continuare a vivere ed essere liberi di farlo. Voglio trovare un lavoro e vivere con la mia famiglia e farmi una nuova vita”. Un sogno che tutti stanno cercando di coltivare nella speranza che presto diventi una realtà.