Enna. Il giudice Giovanbattista Tona incontra gli studenti dello scientifico

Enna. Si è svolto ieri mattina, in un’aula magna piena all’inverosimile di studenti del Liceo scientifico “Farinato”, un incontro con il giudice Giovanbattista Tona del tribunale di Caltanissetta, recentemente minacciato dalla cosca mafiosa di Gela e per questo vive sottotutela. Un incontro che si colloca, come ha spiegato la preside Anna Marmo, “nell’ambito dei progetti organizzati dalla scuola volti in particolar modo a tutte le tematiche riguardanti i problemi della giustizia, della Costituzione, della mafia, della camorra e quant’altro”. E’ stato un incontro interessante -ha preso parte anche il capitano dei carabinieri della compagnia di Enna, Luca Ciabocco- nel quale si è avvertito subito da parte degli studenti un grande bisogno di dialogo e di confronto con il magistrato su temi della giustizia per capire e dissipare dubbi ed equivoci. Dopo l’introduzione del prof. Renzo Pintus, tocca proprio al giudice Tona avviare i lavori che non possono non iniziare ricordando che “Enna è una provincia che comporta spesso un impegno importante per i magistrati che lavorano a Caltanissetta, perchè specie per le materie di criminalità organizzata (di mafia) la competenza a procedere è dei giudici della Corte d’Assise di Caltanissetta”. “Quindi –ha detto Tona-, di Enna ho due livelli di conoscenza: la prima di carattere turistico, mi piace molto la storia della vostra provincia; la seconda è, purtroppo, un altro tipo di storia che è segnata da estorsioni, omicidi, violenze, intimidazioni”. Tra i giovani intervenuti c’è chi chiede a Tona “perchè quando una persona viene arrestata dopo pochi giorni si sente la notizia che esce in libertà”; oppure “come si giustifica la lotta alla mafia se a Enna, Nicosia, Caltanissetta e Gela c’è mancanza di magistrati”; e ancora: se “è ammissibile che in caso di intercettazione ambientale in cui si sente parlare un politico e un mafioso di appalti o di sistemare persone, sia possibile che non si arrivi nemmeno ad aprire un processo”. Il magistrato risponde: “Prima di mettere in carcere una persona ci dobbiamo pensare mille volte e comunque ce lo dobbiamo mettere solo se non si può evitare che commetta reato dandogli una misura diversa; Enna, Nicosia, Gela e Caltanissetta sono realtà giudiziarie che hanno la caratteristica di essere periferiche. Possono diventare sedi allettanti solo se i magistrati possono avere una gratificazione di carriera, così come era stato proposto al ministro di Grazia e Giustizia”. Per quanto riguarda la questione dell’intercettazione ambientale del politico e del mafioso, Tona ha tenuto a precisare che “le persone escono fuori dalle indagini giudiziarie se non si ha la certezza piena che abbiano dato un contributo”. “I giudici –ha sottolineato- devono verificare solo se ci sono stati reati, poi se questa cosa fatta dal politico sia commendevole o non commendevole, moralmente opportuna o moralmente inopportuna, è una cosa che deve decidere l’elettorato”.

Giacomo Lisacchi