Aidone. Chiusa all’insegna del galloitalico la mostra storico-postale

Aidone. Chiusa, presso la Fondazione Marida Correnti, con una performance a sorpresa, la Mostra documentaria e storico-postale “I trasporti postali via terra in Sicilia dal messagere alla diligenza”, che, attraverso un grande numero di tavole e quadri contenenti documenti originali, pregevoli riproduzioni ed esaurienti didascalie, tratteggia la storia dei trasporti e della posta in Sicilia dal 1° sec. d.C. al 1859.
La compagnia teatrale Gli Intrepidi, diretta da Rosa Muscarà, sollecitata dal curatore della mostra, il professore Vincenzo Fardella, ha organizzato un momento dedicato alla cultura e alla identità della cittadina ospite. E naturalmente, in Aidone, quando si parla di intrattenimento non si può non attingere al grande patrimonio culturale costituito dal dialetto galloitalico, che è stato apprezzato non solo dagli aidonesi ma anche dai numerosi ospiti provenienti da Palermo e dai centri viciniori.

La mostra infatti è stata organizzata, insieme all’Associazione Nazionale di Storia Postale Siciliana di Palermo, dalla Facoltà di Ingegneria di Palermo, sede della Fondazione Marida Correnti che ad Aidone, nel palazzo Raffiotta, ha la sua sede operativa. La mostra ha avuto un buon successo di pubblico e se ne dichiarano soddisfatti i due curatori, lo stesso Fardella e l’ingegnere Andrea Amoroso.
Alcune informazioni utili a capire la peculiarità del dialetto aidonese (e in genere di tutti i dialetti galloitalici di Sicilia) e a conoscere i due maggiori scrittori in questo idioma, Vincenzo Cordova e Francesco Consoli, anche attraverso la lettura di alcuni brani, sono state offerte rispettivamente da Franca Ciantia, autrice di un sito web sui dialetti galloitalici di Sicilia, e Angelo Trovato, autore di una monografia dedicata a Vincenzo Cordova. Gli Intrepidi si sono cimentati in un coro del “Va pensiero”, il cui testo è stato attualizzato con la descrizione dell’attuale crisi economica, e ancora su un testo a più voci sempre sulla crisi economica, entrambi scritti dalla Muscarà. Questo sguardo sull’ attualità triste e preoccupante ha trovato il suo momento conclusivo nella lettura di uno spassosissimo quanto amaro testo di Vincenzo Cordova, proposto da Trovato, “Il Merdometro”. La satira, scritta in epoca fascista, risulta sempre fresca e attuale, oggi più che mai, in tempi di recrudescenza delle tassazione e di ricerca spasmodica di nuove fonti di entrate statali; il caustico Cordova, che nell’epigrafe scritta sulla sua tomba si autodefinì “il secondo Aretin dal verso satirico e mordace”, immagina che, non avendo più cosa tassare, lo stato inventi un misuratore di reddito posto proprio à dove si può capire: nel cesso……

Franca Ciantia

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