Impianti produzione energie: territorio di Troina facile terra di conquista

Troina. I gruppi consiliari del centrosinistra (Pd, Ps, Federazione della Sinistra e Lista Scorciapino) presenteranno domani la mozione con la quale chiedono al consiglio comunale di adottare la linea di condotta da tenere nell’esprimere il parere sui progetti di costruzione di impianti di produzione di energia elettrica e termica da biomasse. Il consiglio ha già espresso il parere positivo su un progetto, quello della Libeccio da realizzare in contrada da Serro Croce ad un paio di km di distanza in linea d’area dal centro abitato di Troina. Dopo che il consiglio comunale ha espresso il suo parere, l’assessorato regionale all’energia ha rilasciato alla Libeccio l’autorizzazione unica a costruire l’impianto. Il parere del consiglio comunale primo e l’autorizzazione unica dell’assessorato regionale all’energia dopo, sono stati accolti negativamente da un gruppo di cittadini preoccupati per gli effetti che potrà avere sull’ambiente e sulla salute la centrale di biomasse, quando sarà costruita e sarà messa in funzione. Tra non molto il consiglio comunale si dovrà pronunciare su un altro progetto, che è stato presentato poco tempo fa dalla ditta Rubino srl, per la costruzione di un secondo impianto per la produzione di energia da biomasse in contrada San Cono, a poche centinaia di metri dall’impianto della Libeccio. La notizia di una seconda centrale di biomasse ha ravvivato le preoccupazioni che aveva suscitato il progetto della Libeccio, approvato ma non ancora iniziato. Abbiamo appreso che in un giorno della prossima settimana dei cittadini si riuniranno per discutere e definire le iniziative per promuovere la mobilitazione popolare contro questo secondo impianto e per sollecitare l’assessorato regionale a revocare l’autorizzazione a costruire il primo impianto. Scaturisce da questi fermenti di settori dell’opinione pubblica attenta alla qualità dell’ambiente la mozione con la quale i gruppi consiliari di centrosinistra chiedono di “avviare una serie di consultazioni con la popolazione, alla presenza di esperti in materia, per raccogliere ulteriori informazioni con l’intento di limitare al massimo gli impatti derivanti dalla costruzione di centrali di biomasse e coinvolgere i cittadini in decisioni così importanti per la loro salute”. Con la mozione i gruppi consiliari chiedono di “informare il consiglio comunale tempestivamente di eventuali richieste per la costruzione di centrali di biomasse nel territorio di Troina”. Per assicurarsi che nell’impianto della Libeccio ancora da costruire venga bruciata soltanto la legna proveniente dai boschi dei Nebrodi, come prevede la convezione della Libeccio con l’Azienda speciale silvo-pastorale, i gruppi consiliari di centrosinistra propongono la stipula di un accordo con la Libeccio per impegnarla a non bruciare rifiuti soldi urbani e sottoprodotti di lavorazioni industriali, ad utilizzare dei filtri di ultima generazione per ridurre al massimo l’emissione di polveri sottili inquinanti e la nomina di una commissione (2 consiglieri e 5 cittadini) che vigili sul rispetto di questi impegni.

La mozione dei gruppi consiliari di centrosinistra potrebbe (usiamo il condizionale perché abbiamo qualche dubbio che quello che sto per dire possa accadere) essere l’occasione per aprire una discussione pubblica sulle questioni sottese non solo ai due impianti di produzione di energia elettrica da biomasse, ma anche agli impianti di produzione di energia elettrica da altre fonti rinnovabili come l’eolico ed il fotovoltaico. Alcuni di questi impianti sono stati realizzati, altri sono stati autorizzati e non accennano a diminuire i progetti presentati per essere approvati ed autorizzati. Tra impianti realizzati, approvati ma di cui non è stata ancora avviata la costruzione e quelli di cui si chiede l’autorizzazione, se ne contano circa un decina. Troppi per un territorio di circa 166 km quadrati. E, vista la tendenza inarrestabile, non è da escludere che non ne verranno presentati altri di progetti per impianti di questo tipo. Perché il territorio troinese è una facile terra di conquista da parte degli sviluppatori, che presentano i progetti, se li fanno a approvare e subito dopo li rivendono ad altri per realizzarli? E’ una domanda che impone una riflessione sulla situazione di sofferenza in cui versa l’agricoltura troinese. Il problema degli impianti di produzione di energie elettrica va visto in stretta relazione con la crisi che stanno vivendo gli agricoltori troinesi. Secondo i dati recenti dell’Euroistat i redditi procapite degli agricoltori sono diminuiti del 3,3% nel 2010 e sono inferiori al 17% dei redditi di 5 anni fa. Con i redditi in caduta libera, è facile convincere gli agricoltori a cedere in proprietà o in affitto parte consistenti del loro terreno per speculazioni legate alle energie rinnovabili. “Se guadagno poco o nulla dalla mia attività di agricoltore o allevatore, perché non vendere o cedere in affitto i miei terreni a chi vuole installare un impianto produttivo di energia elettrica da fonti rinnovabili per avere una rendita ulteriore?”, si chiede il contadino. E’ facile intuire quale possa essere la risposta che il contadino dà ad una simile domanda. Gli incentivi statali alle energie rinnovabili in Italia sono più alti rispetto agli paesi europei. E’ questa un’altra delle ragioni che spiega la corsa degli sviluppatori alle energie rinnovabili. Se una centrale di biomasse suscita apprensione per le polveri sottili che immette in atmosfera, non meno preoccupazioni devono suscitare i campi fotovoltaici. I terreni fotovoltaici a terra provocano nel tempo l’inaridimento e l’impermiabilizzazione (soil sealing) del suolo. Cosa possa volere dire tutto questo per l’assetto idrogeologico del territorio, è facilmente intuibile. Bisogna partire da qui per pensare seriamente ad un nuovo modello di sviluppo del territorio e dell’economia locale. E’ questa la sfida che lancia la corsa alle energie rinnovabili. Questa sfida è il banco di prova di una classe dirigente che si candida alla guida del comune.

Silvano Privitera