Troina, seminari di studio sulle trasformazioni sociali ed economiche del Mezzogiorno

Troina. Nel salone Paolo VI si è svolto l’incontro-dibattito con Franco Garufi, coordinatore nazionale del Dipartimento Coesione sociale e Mezzogiorno della Cgil, sulle trasformazioni sociali ed economiche del Mezzogiorno dal secondo dopoguerra ad oggi, organizzato dall’Associazione culturale Antonio Gramsci. Introducendo l’incontro-dibattito, che ha assunto l’andamento tipico dei seminari di studio per l’approfondimento di una tema di rilevanza sociale ed economica, Silvano Privitera ha detto che il mancato sviluppo del Mezzogiorno è il principale problema irrisolto degli ultimi 150 anni della storia d’Italia, nonostante le ingenti risorse destinate al suo sviluppo dal dopoguerra ad oggi. Queste risorse sono state utilizzate dalla classe politica per raccogliere consenso clientelare con l’avallo della classe politica nazionale. Per Franco Garufi il Mezzogiorno d’Italia è profondamente cambiato, grazie anche all’intervento straordinario della Cassa del Mezzogiorno ed ai poli industriali, ma il divario con il Nord dell’Italia non è stato colmato: “Nel 2000, questo divario si è ridotto, ma da subito dopo è tornato a crescere come dimostrano i risultati di una recente ricerca condotta dalla Svimez. Siamo tornati agli anni ’60. Il Mezzogiorno è cambiato passando da una società contadina a prevalente economia agraria ad una società a prevalente economia terziaria, ma il divario è rimasto”. Per Ugo Amata il problema principale, che ostacola lo sviluppo del Sud, è la mafia. C’è inoltre da conciliare gli insediamenti di industrie con la tutela dell’ambiente. Molti degli intervenuti hanno messo in risalto le responsabilità della politica nel mancato sviluppo del Sud ed hanno auspicato una rifondazione dei partiti e dei sindacati. Anche Marinella Pacino ritiene che la perdita di rappresentatività della politica sia un problema ed auspica che i sindacati sappiano interpretare i mutamenti intervenuti nella composizione delle classi lavoratrici per poter rappresentarle al meglio. Sebastiano Pruiti manifesta seri dubbi sulla capacità della politica attuale di rappresentare i bisogni del Mezzogiorno e ripone la speranza nelle risorse locali e nelle organizzazioni sindacali. Pippo Treccarichi ritiene che non ci sarà futuro se la politica non sarà anche passione ideale e mette in evidenza il fatto che nel Meridione, che non è una realtà omogenea, ci sono stati dei tentativi di promuovere lo sviluppo con i patti territoriali. Per Melina Impellizzeri il punto cruciale è l’assenza di una volontà politica orientata allo sviluppo, che alimenta sfiducia e disaffezione. Anche Luigi Bottitta punta il dito contro la politica che, essendo inadeguata a promuovere lo sviluppo, ha perso la fiducia della gente. Per Nino Fiore il Mezzogiorno non è sottosviluppo e vede nell’emigrazione, che c’è sempre stata anche nei momenti migliori, uno degli indicatori che segnalano la presenza di una questione meridionale irrisolta anche ai nostri giorni.

nella foto da sinistra: Franco Garufi e Silvano Privitera