Valguarnera. Ricorre in appello l’omicida di Salvatore Prinzi

Ricorso in appello contro la condanna all’ergastolo inflitta dalla Corte d’assise a Luca Pittà, 41 anni, operaio incensurato, per l’omicidio dell’ambulante Salvatore Prinzi, in quanto il suo difensore lo ritiene innocente. Il delitto di Salvatore Prinzi avvenne a qualche chilometri dall’ingresso di Valguarnera. Su questo delitto c’è già una condanna definitiva a 30 anni di Giuseppe Ferrera di Crotone, zio di Pittà. Salvatore Prinzi, che sbarcava il lunario vendendo verdure nei paesi vicini, è stato ucciso a colpi di pistola e con un machete. Secondo l’accusa Luca Pittà sarebbe stato istigatore e complice dello zio perché voleva vendicare i continui soprusi subiti dalla vittima, soggetto abbastanza irascibile e litigioso; ne avrebbe parlato allo zio, e con lui avrebbe organizzato per questo una sorta di spedizione punitiva, partendo dalla Calabria. Una tesi che viene negata dall’imputato e dal suo difensore, il penalista Gabriele Cantaro, che nel ricorso invita i giudici ad annullare la condanna subita dal suo difeso. L’operaio si trova libero in attesa della condanna definitiva o dell’assoluzione. La corte nissena non ha ancora fissato l’udienza. In aula si è costituito parte civile la famiglia di Prinzi, assistita dagli avvocati Nino Grippaldi e Fabio La Licata. All’imputato in primo grado sono state inflitte varie pene accessorie e la condanna a pagare un risarcimento danni. Giuseppe Ferrera ha più volte a cercato di scagionare il nipote sostenendo di aver ucciso Prinzi dopo avere avuto per strada una lite, scaturita perchè la vittima l’aveva accusato di avergli rubato un attrezzo. Una lite tra loro due per cui il nipote non c’entrava, secondo lui Pittà non c’entrava niente. Il Pm Edoardo De Santis ha invece definito questa dichiarazione un ultimo tentativo di difendere il nipote. Ora la Corte d’appello di Caltanissetta, la prossima settimana, dovrà fissare l’udienza ed il processo si dovrebbe svolgere a metà dicembre.