Conferenza Associazione Gramsci a Troina: Il Concilio Vaticano II è stato il ’68 della chiesa

Troina. Circa 70 persone hanno seguito la conferenza di mons. Gaetano Zito sul Concilio Vaticano II nell’aula magna dell’Iiss Ettore Majorana organizzata dall’associazione culturale Antonio Gramsci in occasione del 50° anniversario della sua apertura, l’11 ottobre 1962, con il celebre discorso di Giovanni XXIII. “Il Concilio Vaticano II si colloca nella storia della chiesa cattolica”, ha detto mons Zito soffermandosi sulle interpretazioni che di di questo importate fatto della storia della Chiesa Cattolica sono state date. Ci sono due chiavi di lettura, note come l’ermeneutica della rottura e l’ermeneutica della continuità. “Rottura e e continuità riguardano più la storia che la teologia” ha precisato mons. Zito. E’ opinione diffusa che il Concilio Vaticano II sia un’invenzione di Giovanni XXIII. Anche se ad indirlo è stato il Papa buono, come viene chiamato Giovanni XXIII, l’idea di convocare il concilio ha vauto una lunga gesatazione. “Ci aveva pensato Pio XI negli anni ’20, ma se fece nulla perché c’era ancora da risolvere la questione romana (il rapporto tra chiesa cattolica e lo stato italiano ndr) che fu definita nel 1929 con i Patti lateranensi. L’idea fu ripresa nel secondo dopoguerra da Pio XII. A convocarlo è stato, però, Giovanni XXIII. Nelle sue intenzioni il Concilio Vaticano II dove essere il sinodo per la città e per la riforma del codice di diritto canonico”, ha spiegato mons Zito. Gli elementi di novità emersi durante i lavori concilari riguardano il ruolo del laicato cattolico, inteso come soggetto nella chiesa e nella società, il governo collegiale della chiesa con il coinvolgimento dei vescovi, i rapporti con le altre fedi cristiane e le altre religioni e la riforma della liturgia, l’uso nella celebrazione della messa delle lingue nazionali in sostiutzione del latino, che resta comunque la lingua ufficiale della chiesa cattolica. Le novità sono di carattere pastorale e non dottrinali. C’è stato un cambiamento di mentalità ed una presa di coscienza dei mutamenti intervenuti nella società. Il Concilio Vaticano II è stato il ’68 della chiesa. Contariaremte a quello che pensano le comeponenti più retrive del mondo cattolico, il concilio Vaticano non è stato l’origine dei mali della chiesa, ma il tentativo di porvi rimedio. La chiesa cattolica, con queste innovazioni, ha inteso migliorare la sua capacità di dire con parole nuove la dottrina di sempre. Il significato del Concilio Ecumenico Vaticano II si coglie in un passo del discorso dei Giovanni XXIII per l’apertura del conscilio: “Altro è infatti il deposito della fede, cioè le verità che sono contenute nella nostra veneranda dottrina, altro è il modo come sono annunziate, sempre però nello stesso senso e nella stessa accezione. Va data grande importanza a questo metodo e, se è necessario, applicato con pazienza; si dovrà cioè adottare quella forma di esposizione che più corrisponda al maigistero, la cui indole è prevalentemente pastorale”. Le cose dette da mons. Zito hanno stimolato un interessante dibattito, che è stato arricchito dagli interventi di: Rosa Cento, (ginecologa dell’Irccs Oasi Maria SS), Carmelo Conticello (preside dell’Iiss Ettore Majorana), Marina Ruccella (diocente dell’Iiss Ettore Majorana), Piertro Maccarrone (parroco della chiesa Santa Famiglia di Nazaret), Marinella Pacino (assistente sociale), Melina Impellizzeri (docente della scuola media Don Bosco) e Francesco Castano (ingegnere e docente dell’Iiss Ettore Majorana).

Silvano Privitera