Gli avvocati dell’ex direttore Poste di Nissoria, ucciso a colpi di pistola, chiederanno risarcimento allo Stato

Gli avvocati del’ennese Carmelo Gargano, direttore della Poste di Nissoria , ucciso a colpi di pistola il 24 aprile 2007, e il cui corpo fu gettato in una discarica dall’omicida, l’operaio Angelo Longo, hanno deciso di chiedere risarcimento perché ucciso mentre era nella sua funzione di direttore delle poste. L’assassino non può permettersi di pagare un risarcimento milionario, e allora gli avvocati Antonio Impellizzeri e Carmelo Lombardo hanno citano direttamente lo Stato. “La Corte europea per i diritti dell’uomo ha già condannato lo Stato italiano per non aver varato una legge che preveda un risarcimento alle vittime dei delitti – chiarisce l’avvocato Impellizzeri – I risarcimenti dello Stato alle vittime incolpevoli sono previste in Italia per i delitti di mafia e del terrorismo, ma non si prevede alcun risarcimento nel caso in cui un uomo sia vittima di un assassino che non può pagare un risarcimento perché non ha beni aggredibili”. Secondo l’avvocato Impellizzeri un precedente esiste . “Un tribunale del nord ha già condannato lo Stato al risarcimento diretto – prosegue il penalista – Per questo motivo quasi certamente adiremo il tribunale civile di Nicosia, a cui chiederemo la condanna dello Stato italiano al risarcimento dei danni per la famiglia del nostro assistito. La decisione finale comunque la prenderemo assieme alla famiglia nei prossimi giorni”. L’assassino, Angelo Longo, condannato a 18 anni di reclusione, confessò di aver sparato nel corso di una colluttazione in macchina con il direttore, dopo aver chiesto alla vittima un chiarimento su alcuni pettegolezzi che attribuivano alla vittima una relazione, assolutamente inventata, con sua cognata. Di fronte al Gup di Nicosia, prima, e negli altri gradi di giudizio, la famiglia della vittima si è costituita parte civile. La sentenza è diventata definitiva da parecchio tempo, facendo cadere definitivamente la cosiddetta “pista passionale”, che portò a ipotizzare che esistesse davvero una relazione di Gargano con una cognata dell’assassino. Durante i processi, l’avvocato Impellizzeri, più volte, è dovuto intervenire duramente e pubblicamente sul movente a tutela dell’onore del direttore Gargano, “marito e padre esemplare”, come scrissero i familiari nell’epitaffio il giorno dei funerali. Il delitto maturò nel pomeriggio del 24 aprile 2007. Gargano, uscendo dal lavoro, telefonò a casa per dire che stava rientrando ad Enna, si era intorno alle 14,30, da quel momento di Gargano non si seppe più nulla. Qualcuno riferì di averlo visto parlare con Longo in via Vittorio Emanuele. I familiari diedero l’allarme e scattarono le ricerche. L’indomani, intorno alle 12 , i carabinieri avevano già risolto il caso; infatti preso Longo , interrogato durante tutta la notte, cadde in diverse contraddizioni, sino a quando ammise di essere lui ad avere ucciso Gargano e ad accompagnare i carabinieri nel luogo dove aveva buttato il cadavere in mezzo ai rifiuti della zona artigianale di Nissoria.