Cuccia e solstizio d’inverno alla pro Loco di Leonforte

E mentre si mangiava cioccolata al peperoncino con scaglie di pistacchio si chiacchierava di commistioni religioso/ culturali, si dipingevano paesaggi invernali, si diceva della “cuccia” e del perché salvò Siracusa dagli stenti dell’assedio degli infedeli, si sognava un mondo multietnico, si litigava per un cartoncino da colorare, si richiamava all’ordine la classe dei discoli alunni del maestro Calì… fuori il paese passeggiava parlando del nuovo segretario Pd. Tutto questo si faceva ieri sera alla pro Loco. I corsi di pittura creativa continuano e i frutti di siffatto lavoro maturano nell’alberello della sala che ospita le riunioni dell’università popolare e dei tanti che vi si accostano per curiosità e voglia di accrescere il proprio bagaglio di conoscenze. Fra un “passami la matita per favore” e un “perielio” ieri si è parlato di natale cattolico, copto e ortodosso, di Mitra e Ra e della capacità della chiesa cattolica di fare propri “aggiustandoli” i passati culti pagani, trasformandoli nel natale. Il professore Nigrelli e la professoressa Maria hanno disquisito su Siracusa salvata dall’ inaspettato carico di grano e sugli ex voto che da allora si legano alla santuzza degli occhi e i corsisti hanno suggerito i modi possibili di mangiare un piatto povero, ma nutriente. La “cuccia” si mangia il 13 di dicembre, da sola o accompagnata da latte, ricotta e cioccolata, insaporita con il peperoncino o il sale e soprattutto condivisa con i vicini e i parenti. Così la tradizione vuole e così deve essere perchè la comunità diventi paese.

Gabriella Grasso