Leonforte: la Pro Loco e l’università popolare hanno ripreso il cammino nel e per il dialetto

La Pro Loco e l’università popolare hanno ripreso il cammino nel e per il dialetto, intendendolo come una lingua corredata di struttura grammaticale e di specifica sintassi . Nel pomeriggio di ieri attraverso la toccante poesia di Buttitta, Lingua e Dialetto, ci si è interrogati sul desiderio di omologarsi all’ italiano che da sempre ha contraddistinto le classi più modeste, desiderose di fare come i signori i più acculturati o forse i solo acculturati. “Parra giusto” imponeva la mamma al figlio che si esprimeva in dialetto, usando correttamente congiuntivi e condizionali per altro. Levate al popolo la lingua e lo renderete schiavo dice Buttitta, Nella voce del popolo c’è il passato della terra in cui il popolo vive e si esprime, nella parola è contenuto il sentimento e la forza che col tempo diventano appartenenza. Lingua e non dialetto il siciliano o meglio, le varie declinazioni di siciliano, ha struttura semantica e grammaticale. Si differenzia per cadenza e pronuncia a seconda della zona e dei popoli che quella zona hanno posseduto . La Sicilia centrale ha mantenuto un forma più aderente al ceppo latino rispetto alle zone occidentali e orientali e nei termini di chiara matrice araba si intravede tutto l’apporto che i colonizzatori di allora e i diseredati di ora hanno donato alla nostra agricoltura. “Un populu diventa poviru e servu quannu i paroli non figghianu paroli e si mancianu tra d’iddi”. I cunti sono pure tornati, la professoressa Lo Gioco ha detto della insopportabile cattiveria della madre si S. Pietro che, secondo diceria popolare, non riuscì a entrare in paradiso manco con le incessanti pressioni del figlio al paziente Padreterno. La lezione cominciata con Buttitta si è conclusa con Maria Agrippina, orgogliosa poetessa siciliana che in “prima la me terra” elenca l’immenso patrimonio culturale che quest’isola, inconsapevolmente, detiene. Gabriella Grasso.