Enna. Assolti i coniugi Scevole e Pirrera dall’accusa i infanticidio

infanticidioEnna. Giovanni Scevole e Rachela Pirrera, i coniugi ennesi, che erano stati accusati di infanticidio in concorso con la rumena Joana Marin nell’uccisione della piccola Angelica, sono stati assolti in via definitiva. Joana Marin, arrivata da meno una settimana per assolvere al suo compito di badante, aveva partorito, l’11 novembre del 2005, da sola nel bagno una bambina, quindi è stata messa in una sacchetto di plastica, e Giovanni Scevole, ignaro, aveva buttato il sacchetto in un cassonetto della spazzatura in contrada Risicallà. Scoperta da due motocicli della Stradale portata velocemente all’ospedale Umberto I, i medici non riuscirono a salvarla, erano stati poi i poliziotti a metterle in il nome di Angelica ed a organizzare il suo funerale nella chiesa di San Giovanni. Su questo infanticidio l’unica condannata per la morte della bimba è stata la madre ad 8 anni di reclusione, con l’accusa derubricata da omicidio volontario a infanticidio, determinato, secondo il giudice, da “condizioni di abbandono materiale e morale connesse al parto”. L’assoluzione dei coniugi Scevole diventa definitiva, infatti, la Procura non ha fatto ricorso in appello sull’assoluzione, ritenendo che i due siano innocenti. I due coniugi, nel processo di primo grado hanno subito una condanna per concorso in occultamento di cadavere, un anno e 9 mesi Giovanni Scevole e un anno e 8 mesi Rachela Pirrera, ma per queste condanne il difensore, avvocato Gabriele Cantaro ha già presentato ricorso, e quindi dovrà discutersi in appello, perché la difesa contesta la sentenza in quanto viene evidenziato che i due coniugi ennesi non sapevano che la donna avesse partorito ed affidato ad un sacchetto di plastica pieno di tovaglie con avvolto il corpicino di Angelica da buttare nella spazzatura. Questo processo si aprirà il prossimo 24 ottobre presso la Corte di Appello di Caltanissetta. Joana Marin ,difesa dall’avvocato Paolo Patelmo, si difende dall’accusa di infanticidio, sostenendo che la bambina è nata morta, e pare che a dimostrarlo sia una perizia del professo Carlo Torre, un esperto a livello internazionale, il quale ha dimostrato che la bambina non aveva ossigeno nei polmoni, e questo dimostra che è nata morta, quindi anche la condanna della donna potrebbe subire una notevole riduzione perché l’accusa si ridurrebbe ad occultamento di cadavere.


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