Primarie: i Dem ritrovino credibilità. A Enna uno dei più lunghi commissariamenti del Pd

Il breve segretariato di Maurizio Martina non è bastato a far risalire la china ai dem, che sono ora proiettati verso le primarie di domenica per l’elezione del segretario nazionale; così come l’inerzia della commissione nazionale di garanzia che ha impedito lo svolgimento dei congressi provinciali e, di conseguenza, un regolare congresso regionale, non è stata per nulla salvifica per il Pd siciliano. Per cui, se dalle primarie nazionali non esce fuori una leadership forte, il Pd rischia che la mezzanotte non passi mai. Errore madornale non aver allineato il congresso regionale e quelli provinciali affinché vi fosse una coerenza nel posizionamento. Sono due momenti, questi, imprescindibili e non averli allineati significa per il Pd dare vita a livello territoriale ad alleanze spurie, scollegate persino da quelle nazionali. Non c’è dubbio che a questo punto sia importante che nasca una maggioranza chiara a Roma, con una piattaforma politica chiara, cosa che altrettanto deve valere nel territorio, altrimenti si rischiano alleanze su opportunità e convenienze del momento. Peccato. Non c’è stata in Sicilia un’iniziativa pubblica di questo partito né un confronto sulle cose più serie. Non averlo fatto, non aver utilizzato bene questo tempo, ha significato celebrare un congresso regionale (si fa per dire) sull’argilla: fragile da punto di vista organizzativo e politico. Questa è una delle motivazioni per cui era giusto tenere prima i congressi provinciali, poi quello regionale e nazionale. A Enna, invece, c’è stato, o forse è meglio dire c’è, uno dei più lunghi commissariamenti del Pd, e non si comprende quale sia la motivazione a non voler chiudere questa stagione rimettendo la parola agli iscritti. Il nuovo gruppo dirigente nazionale che uscirà fuori dopo queste “primarie di normalizzazione” di domenica dovrà intervenire subito se vuole sanare problemi politici e organizzativi non più rinviabili, pena la credibilità di questo partito. E’ evidente che se non si rimette in piedi la cinghia di trasmissione e di comando, le difficoltà si rifletteranno in tutti i luoghi. Insomma, per dirla tutta, è necessario che da queste primarie del Pd venga fuori un segretario che, messo al comando, sappia guidare il timone e dettare la linea. Una linea che guardi di più verso sinistra per riconquistare quella fetta di elettorato che nonostante tutto ha un legame affettivo, oltre che politico, con il Pd, ma che deluso e smarrito è rimasto alla finestra a guardare o è andato altrove facendo valere, eccome, tutto il suo peso.

Giacomo Lisacchi