Troina, è ancora vivo il ricordo di padre Ferlauto a distanza di 2 anni dalla sua scomparsa

Troina. A quasi due anni di distanza dalla sua scomparsa, alla veneranda età di 95 anni, resta ancora vivo nella memoria collettiva dei troinesi il ricordo di padre Luigi Ferlauto. Dalle risposte alle domande sul rapporto territorio e il fondatore dell’Oasi Maria SS contenute nel questionario somministrato ad un campione di troinesi qualche settimana fa, delle quali si è parlato nel seminario che si è tenuto lunedì pomeriggio alla cittadella dell’Oasi, è emerso che l’interesse attorno alla figura e l’opera di Ferlauto aumenta con il passare degli anni. Ed è comprensibile che i troinesi di oggi non dimentichino Ferlauto, che sarà ricordato anche dalle generazioni di troinesi che si succederanno in futuro. Non tutti la pensano allo stesso modo su di lui, ma al di là della diversità di opinioni, tutti concordano sul fatto che Ferlauto sia stato una figura di grande rilievo e che, con la sua Oasi, abbia inciso profondamente nell’evoluzione della società troinese. Fondata nel 1953, subito dopo la conclusione dei lavori della diga Ancipa durati tre anni, che furono per i troinesi una sorta di età dell’oro, di piena occupazione e benessere, l’Oasi per molti troinesi fu un’alternativa all’emigrazione. Molti di loro trovarono lavoro nei cantieri di costruzione delle strutture di accoglienza dei disabili e degli ambulatori in via Conte Ruggero e nei decenni successivi nella costruzione della cittadella dell’Oasi a Muganà e San Michele. Negli anni ’70 e ’80, nelle molteplici attività dell’Oasi (tipografia, sanità, ricettività alberghiera, turismo congressuale) gli occupati erano attorno ad un migliaio. Tra questi dipendenti si contavano molte donne. E si sa quanto sia importante il lavoro delle donne per l’emancipazione femminile. Si disse allora che per Troina, che contava nel 1971 un numero di abitanti pari a 11.853, l’Oasi era come la Fiat per Torino. E come avveniva alla Fiat, anche all’Oasi, le relazioni sindacali erano vissute con fastidio da Ferlauto, che nel 1989 licenziò 42 dipendenti che si erano iscritti alla Cgil. Su questo drammatico episodio fu durissimo lo scontro con il Pci di Troina, che si schierò a fianco dei 42 lavoratori licenziati. I rapporti tra il Pci e Ferlauto furono conflittuali in molti campi dell’azione amministrativa, in particolare sull’urbanistica, ma quando le circostanze lo richiedevano il Pci interveniva in favore dell’Oasi. Questo avvenne nel 1986 quando, per tirare fuori dalle serie difficoltà finanziarie in cui l’Oasi rischiava di affogare, il deputato regionale del Pci Franco Amata, espressione del Pci locale, propose e fece approvare dall’Ars il comma 8 dell’art. 11 della legge regionale n. 16 del 28 marzo 1986, con il quale furono erogati all’Oasi Maria SS di Troina 12 miliardi delle vecchie lire. Una somma enorme per quei tempi. Fu una decisione approvata all’unanimità dal locale comitato cittadino Pci, che allora contava tre sezioni, per scongiurare il devastante impatto che avrebbero avuto quelle difficoltà finanziarie sulla sopravvivenza stessa dell’Oasi, sui dipendenti e sull’economia locale, se non ci fossero stati quei 12 miliardi di lire. Oggi sono circa 700 i dipendenti dell’Oasi, che è diventato Irccs. E’ vero che, nonostante la presenza dell’Oasi, gli abitanti di Troina sono scesi a 9 mila, ma è altrettanto vero che, se non ci fosse stata l’Oasi, sarebbero ancora molto di meno. L’Oasi ha una forte presa sull’economia locale e per Troina è una risorsa sulla quale puntare per il suo futuro. Ed è questa la sfida che Ferlauto ha lasciato in eredità all’Oasi e a Troina. Ma ha lasciato in eredità anche il suo modo di affrontare le sfide, anche quelle più difficili, pensando che il possibile non sarebbe mai raggiunto, se non si tentasse sempre l’impossibile.

Silvano Privitera