Una tragedia familiare nella Troina di fine ‘800 raccontata da Silvano Privitera
Troina - 29/06/2022
“Silvano, ci fu una tragedia familiare nel 1899 a Troina!” A comunicarmelo è stato alcuni giorni fa Basilio Arona, che ha fatto degli archivi storici la sua seconda casa. Mi comunica sempre i risultati delle sue ricerche sulla storia di Troina, che è il suo e il mio paese natale. Spesso mi manda anche le foto dei documenti che ha scoperto. Anche questa volta me l’ha mandati, subito dopo avermi annunciato la sua scoperta con parole e modi un po’ teatrali, che è suo costume, ma non per questo meno sinceri, da cui traspare una profonda passione e un amore autentico per la storia di Troina. Questa volta, mi ha mandato le foto dei certificati di morte, non per cause naturali, di una donna e tre bambini, madre e figli, classificati come morti per omicidio nei registri dell’anagrafe, e di un uomo suicidatosi, marito della donna e padre dei tre bambini uccisi.
Dai certificati si ricavano poche informazioni dalle quali si possono trarre solo delle congetture sulle cause di questa tragedia familiare troinese di 123 anni fa. Alle ore 10 del 30 ottobre 1899 si presentarono davanti all’ufficiale dello stato civile del comune di Troina Luigi Mansueto, di professione vetturale e di anni 48, e Giuseppe Mansueto, industrioso e di anni 45, per denunciare di aver rinvenuto uccisi alle ore 4 nell’abitazione di via Pratofiorito: Giuseppa Catalano di anni 33, Gioconda Luigia Russo di anni 10 e 1 mese, Gaetano Luigi Russo di anni 6 e 5 mesi e Giovannina Deianira Russo di anni 3 e 6 mesi. Giuseppe e Luigi Mansueto dichiararono inoltre la morte di Russo Giuseppe di anni 45 avvenuta alle ore 7 nell’ospedale sotto la Piazza. La morte di Russo Giuseppe è classificata “suicidio” nei registri dei morti del comune. I due Mansueto non si trovavano a passare per caso in via Pratofiorito nelle prime ore di quel tragico giorno di fine ottobre del 1899. Dovevano essere i parenti stretti di Giuseppa Catalano, probabilmente cugini o zii, perché la madre di Giuseppa si chiamava Mansueto Maria. Ad avvisarli di quello che stava accadendo saranno stati i vicini di casa, che avevano sentito grida e rumori in un orario insolito di mattina presto prima del sorgere del sole, intuendo che qualcosa di brutto stesse accadendo, e subito avevano allertato i Mansueto. Non è da escludere che furono gli stessi Mansueto, che forse abitavano non lontano da dove si era consumata la tragedia, a sentire quelle grida e quei rumori e subito si precipitarono sul posto per impedire che accedesse quello che temevano e che sarebbe poi accaduto. Comunque siano andate le cose, i due Mansueto appena giunti trovarono i corpi senza vita di Giuseppa e i suoi tre piccoli figli Gioconda Luigia, Gaetano Luigi e Giovannina Deianira. A terra, sanguinante, steso sul pavimento, trovarono anche Giuseppe Russo. Lo portarono di corsa all’ospedale dove spirò un paio di ore dopo, alle 7. Le ferite che Giuseppe si era autoinferto non gli diedero scampo. Dopo 123 anni, non è facile, se non impossibile, ricostruire le cause di quella tremenda tragedia familiare consumatasi a Troina, molto simile a quelle che accadono anche oggi in Italia. Non ci sono più testimoni di quella tragedia da cui raccogliere informazioni. Dal contesto in cui avvenne e dai pochi indizi disponibili si possono fare solo delle congetture. La società troinese di allora era una società a prevalente economia agraria rigidamente stratificata in classi sociali non comunicanti ed in violenta contrapposizione. Due anni prima, il 18 febbraio 1898, Troina era stata teatro di un violento e sanguinoso episodio di lotta di classe tra proprietari terrieri e contadini poveri che ebbe una risonanza nazionale. Ci si sposava scegliendo il marito o la moglie tra gli uomini e le donne della classe di appartenenza. Era un evento rarissimo il matrimonio di un possidente, vale adire un proprietario terriero, con la figlia di un industrioso, cioè di uno che per campare se stesso e la famiglia faceva mestieri umili e poco remunerativi. Quando quest’evento avveniva, i commenti non erano benevoli e le previsioni sul futuro non erano ottimistiche. Le famiglie di provenienza di Giuseppa Catalano e Giuseppe Russo appartenevano a classi sociali diverse e distanti. Questa è l’indicazione che si ricava dalla pubblicazione del loro matrimonio del 20 settembre 1888. Nella pubblicazione di matrimonio è indicata anche la presenza solo delle loro madri perché i lori rispettivi padri erano già morti: Giuseppa La Greca, madre di Giuseppe Russo, classificata “possidente”, e Maria Mansueta, madre di Giuseppa Catalano, classificata “industriosa”. Con questi pochi dati disponibili non è possibile giungere ad una conoscenza dei motivi che hanno determinato quella tragedia familiare. Si possono fare solo delle congetture. Che nel corso del decennio vissuto assieme a Giuseppa, passata la fase romantica dell’innamoramento, Giuseppe si sia convinto che aver messo famiglia con lei non fosse stata per lui una scelta giusta, non sembra molto credibile. Al municipio, per la pubblicazione di matrimonio c’erano andati con le rispettive madri, che mostravano così di assentire alla loro unione. E poi perché Giuseppe si sarebbe suicidato, dopo aver uccisi moglie e tre figli? E’ molto improbabile che a spingere Giuseppe Russo ad uccidere la moglie e i tre figli sia stata la decisione di Giuseppa Catalano di lasciarlo e di portarsi con sé i tre figli. La condizione della donna di allora, fortemente sottoposta a vincoli sociali, economici e culturali che ne limitavano pesantemente la libertà della scelta di vita, non è come quella di oggi in cui quei vincoli non ci sono più. E’ molto probabile che sia stata una decisione che marito e moglie abbiano preso insieme perché loro vita e quella dei loro tre figli era diventata insopportabile per cause che al momento non conosciamo, e che non arriveremo mai a conoscere. Il suicidio di Giuseppe Russo lo fa pensare. Il suicidio non è mai un gesto improvviso, ma è un gesto che il suicida compie dopo averlo pensato a lungo. E in casi come quello che vi raccontato, il suicida lo compie dopo aver ucciso gli altri componenti del suo gruppo di appartenenza con i quali ha maturato la decisione di farla finita una volta per tutte con una vita diventata non più sopportabile.
Silvano Privitera
La foto che ritrae uno scorcio di Troina di fine Ottocento e inizio Novecento a corredo dell’articolo è custodita nell’archivio di Basilio Arona, che ringrazio per averla messa a disposizione.