Enna: da “Città della cultura” a “Città universitaria”

Enna. Da “Città della cultura” a “Città universitaria”
di Massimo Greco

Dopo avere perduto l’appellativo, ben più prestigioso, di capoluogo di provincia, si sprecano i tentativi di ripiegare in ambiti monotematici. Si passa in modo disinvolto da “Città culturale”, per la quale si registra la temeraria ambizione di fare diventare Enna “Capitale della Cultura”, a Città congressuale fino ad arrivare a “Città universitaria”. Mentre riconosciamo i nostri limiti nell’inquadrare i tratti somatici della “Città congressuale” (che pure appare in alcuni cartelli turistici di welcome), ci piace qui soffermarci sulla “Città universitaria”, questione che sarà affrontata dal Consiglio comunale convocato per il prossimo 7 luglio.  Il dibattito sembra essere stimolato dalla opportuna mozione sullo studentato fermo ormai con le quattro frecce da qualche anno nei pressi del quadrivio di S. Anna. I firmatari consiglieri di minoranza, infatti, chiedono che il Consiglio comunale prenda ufficialmente posizione sull’ipotesi suggerita dal TAR Catania di apportare una variante all’adottato strumento urbanistico al fine di rendere conforme il progetto della residenza universitaria proposto dall’Università Kore. Siffatta mozione, che evidentemente ha fatto centro, ha generato un certo imbarazzo nell’Amministrazione Di Pietro al punto di far inserire all’ordine del giorno due distinte mozioni finalizzate a recuperare un rapporto istituzionale di collaborazione con l’Università Kore. Ora, al netto dell’evidente tentativo d’impallidire la mozione dei Consiglieri di minoranza, parlare di “Città universitaria” in un contesto istituzionale caratterizzato da “carte bollate” e contenziosi ancora in atto, altro non è che un eclatante bluff. Ma poiché la prospettiva del Policlinico universitario è più vicina di quanto si possa immaginare, la ricucitura del rapporto tra il Comune di Enna e l’Università Kore non rappresenta solo un’opportunità da cogliere ma una necessità impellente per il futuro di questo territorio. Rispetto a questo scenario, nel contesto del quale non possono più trovare cittadinanza “capricci istituzionali”, andranno valutati e sottolineati soltanto i comportamenti concludenti e tra questi, oltre all’ovvia approvazione della citata variante allo strumento urbanistico per rendere conforme il progetto per lo studentato, anche l’istituzione di un assessorato comunale al sistema Università. Se si vuole parlare veramente di “Città universitaria” occorre che vi sia un assessorato che si occupi quotidianamente del pianeta università che, com’è noto, non concerne solo le attività che si svolgono negli immobili a ciò dedicati ma tutti i servizi pubblici e privati che orbitano attorno a quella che potrebbe essere l’unica risorsa di resilienza per una area interna come la nostra.