Resistere… alla stupidità

In queste ore sta girando una parola in certi ambienti: “Resistere”. Con tale parola vorrebbero dimostrare la loro avversione contro un futuro governo democraticamente eletto. E già qui casca l’asino! Perché sì, va bene, nessuno è mai felice della sconfitta, però se si avversa un governo democraticamente eletto e lo si vede come una catastrofe non si può, allo stesso tempo, essere strenui difensori della democrazia perché (anche) questi possono essere i risultati. E se il fascismo fu quel movimento che bandì la democrazia, sembra quasi che chi oggi scrive “resistere” contro il risultato della democrazia sia il vero fascista!
Questo è il gioco della democrazia: vince la maggioranza e se la maggioranza decide di andarsi a buttare a mare la minoranza è costretta a seguirla. Non è la prima volta che da questo spazio lanciamo strali contro il sistema democratico che è così fatto uno dei peggiori sistemi di gestione della cosa pubblica. Anche perché nella democrazia così fatta si permette ad un emerito ignorante che non sa neppure quale sia la capitale d’Italia ad esprimere lo stesso voto in egual misura ad un giudice della Corte Costituzionale. Ed è logico che l’ignorante, magari nullafacente, va appresso agli slogan propagandistici e a chi gli sventola uno stipendio di poltronanza. Ed è allo stesso tempo logico che chi si alza alle 6 del mattino per guadagnare a malapena mille euro al mese si indigna di una forza politica che promette redditi per non far nulla e va verso altre forze che gli promettono qualcosa di meglio. Quindi: o si riforma il voto oppure ogni protesta è stupida perché altrimenti sembra il bambino che, non vincendo a calcio, prende il pallone e se ne va.
Per evitare che si affermino forze populiste, per evitare che gli ignoranti decidano le sorti del paese, forse bisognerebbe sganciare il diritto di voto dal semplice dato anagrafico perché a 18 anni (men che meno a 16) la stragrande maggioranza degli italiani ancora dovrebbe avere raggiunto una certa maturità non ancora completa. Perché, basterebbe spulciare qualche ricerca e subito i dati appaiono chiari nella loro tragicità: siamo analfabeti funzionali, non capiamo ciò che leggiamo (quando leggiamo), ci lasciamo trascinare dalle più stupide fake news. E dovremmo anche votare? E se non credete a ciò che vi diciamo, uscite, andate in piazza e chiedete in giro chi detiene il potere legislativo in Italia. Vi stupite se la stragrande maggioranza non saprà rispondere e, tra questi, fieramente qualcuno risponderà “ma tanto con queste cose non ci compro mica il pane?”.
Sappiate che queste persone votano!
Basterebbe, poco, quindi, per “sistemare” il nostro sistema democratico. Forse conferendo il diritto di voto su base meritocratica, ovvero passando per un esame di educazione civica (snobbata in quasi tutte le scuole perché forse neanche i professori ne capiscono)? Forse togliendo il diritto di voto a chi si astiene per tre tornate elettorali consecutive. Insomma, rendere il voto come una patente? La domanda è questa: dareste mai ad un non patentato che mai ha guidato un’automobile per compiere un lungo tragitto? E perché diamo il diritto di voto a persone che non sanno come funzionano i “comandi di guida” una Nazione?
E allora sì: è tempo di resistere, ma non ai governi democraticamente eletti, ma a questa democrazia sempre più votata alla demagogia e all’asinocrazia. La democrazia, non i capi o un colpo di Stato, mandò in Croce Gesù e fece salire il Nazismo.
Alain Calò