Il caso Rugolo svela il vero volto della Chiesa ennese, il caso della bestia (e non è bello!)

La diocesi di Piazza Armerina e ancor più nello specifico la città di Enna è da qualche tempo scossa dalle vicende giudiziarie legate a don Rugolo (e, non solo) che si sarebbe macchiato del più classico (in quanto ormai se ne parla ogni giorno, mentre noi – come scrive una locale giornalista sul suo social e nei siti di cui eserciterebbe un suo controllo: scriviamo falsità!) ma al contempo più abietto crimine perpetrato dagli uomini di chiesa, ovvero la violenza sessuale. Ma sembra quasi che il vero caso non sia tanto, per quanto grave, la violenza ma tutto il sistema chiesa/diocesi e che il caso Rugolo sia stata la scintilla per aprire il vaso di Pandora e mostrare il vero volto della Chiesa. Un volto non bello, fatto di veleni, di opportunismo e di guerre tra fazioni/parrocchie dove il messaggio evangelico è solamente la scusa per mantenere in piedi questo carrozzone di potere e i poveri fedeli/bigotti sono dei soldati di avanguardia da mandare a schiantarsi nella lotta tra preti. A riveder la vicenda vi è forte l’amaro in bocca e la consapevolezza che non entrare più in Chiesa, scelta attuata da molti anche nelle altre Diocesi, sia un atto dovuto e corretto di protesta contro un sistema che va rivisto. E qui non esiste la retorica che la parte malata è solo una minoranza, forse è una minoranza di minoranza la parte sana (ma una noce in un sacco non fa scroscio). Ma vediamo i personaggi di questa tragedia: don Rugolo ormai è alla storia, come anche il Vescovo Gisana. Altri due personaggi che emergono da questa faccenda sono Vincenzo Murgano e Pietro Spina che non avrebbero agito seppur informati dei fatti. Ma vi è un altro personaggio, che da certa stampa sembra quasi presentato come eroe senza macchia e senza paura, ovvero Giuseppe Fausciana, vicario foraneo città di Enna (quindi pezzo grosso) che, stando alle ricostruzioni avrebbe eroicamente preso sulle spalle questa vicenda e si sarebbe speso affinchè giustizia fosse fatta per il ragazzo. Alla retorica degli eroi crediamo ben poco, anche perché il cavaliere senza macchia e senza paura non si sottrae alla richiesta legittima di certa stampa (come la nostra, vedi in calce) ad una qualche dichiarazione per meglio chiarire il tutto, e poi un eroe senza macchia non può essere sulla bocca di molti un attore attivo in una guerra tra parrocchie. Anche perché, ed ecco i parrocchiani schierati, mentre alcuni aficionados della parrocchia di Fausciana dichiarano a certa stampa puro sostegno al parroco, altri raccolgono malumori verso l’operato di questi (chi ha ragione?). E che ci sia in mezzo una “guerra” tutta interna alla Diocesi lo dimostra il fatto che Nino Rivoli, vicario del vescovo, addirittura usi sul prete Fausciana termini quale “bestia” (così emerge da una intercettazione). Se i preti sono chiamati a dare l’esempio come Gesù non ci risulta (ma vabbè), anche noi ci siamo allontanati da qualche chiesa locale appena abbiamo visto altri esempi di potere, quindi magari scordiamo qualche passaggio, che lo stesso Gesù facesse calcoli di opportunità prima di fare questa o quella azione. E prima che qualcuno possa dire che anche Gesù in un certo qual modo è stato trattato peggio di una bestia finendo in croce, è pur vero che Gesù non si sarebbe mai sottratto a rilasciare qualche dichiarazione per lenire gli spiriti in subbuglio di una comunità.

Un’altra considerazione sorge spontanea: in più Diocesi si denuncia la presenza di un “cerchio magico” ovvero una cerchia ristretta che eserciterebbe il potere (immenso dato che, purtroppo, ancora si fa confusione tra la persona sacerdote che è un uomo come tutti gli altri e per ciò passibile di essere anche un “diavolo in persona” e si dimentica che l’unico suo “potere” è quello di rappresentare la cristianità sull’altare, quindi la fedeltà verso il prete/persona non ha alcun fondamento ed è anzi deleterio) a danno della comunità e di tutti gli altri membri della Diocesi. Il Vescovo, in presenza di un cerchio magico può avere una posizione doppia: o esserne complice se non addirittura capo oppure esserne vittima (e questo sembrerebbe il caso di Gisana che a veder la storia tutta d’un fiato restituisce la figura di un vescovo debole tramortito dagli eventi permettendo ad altre figure di insidiarsi). E poi non scordiamo che il vicario foraneo è una carica ad elezione: come mai i vari preti di Enna non hanno espresso preferenza per l’ “eroe senza macchia e senza paura” Fausciana che, invece, è stato eletto grazie anche ai voti dei Frati, spesso di passaggio e che, ultimamente, un loro membro si è certamente distinto per essersi armato fino ai denti (avevamo capito che vi è una guerra interna al clero Ennese, ma forse – ovviamente scherziamo per stemperare gli animi – già sono pronte anche le milizie)?

A questo punto la verità è solo una, aldilà di come andrà a finire la vicenda: questa Diocesi va azzerata, tutti gli attori protagonisti di questa triste vicenda dovrebbero di loro sponte, proprio perché sta nascendo il sospetto (solo sospetto?) di una lotta interna, fare un passo indietro nei loro ruoli dimostrando di non essere attaccati al potere. La Diocesi di Piazza Armerina dovrebbe essere “azzerata” e ricostruita di nuovo e forse è meglio che la Chiesa torni a fare la Chiesa e non le strategie alla Risiko capendo bene che se continua ad arroccarsi su posizioni personaliste di questo o quel parroco e quindi manda in battaglia i pochi fedeli rimasti, chi ha un po’ di senno preferirà impiegare il proprio tempo in cose più interessanti che infilarsi in una Chiesa a sentire dei “generali senza esercito” predicare bene e razzolare diversamente, chi resterà prima o poi cadrà sul campo di battaglia. E il discorso vale anche per certa stampa che forse è meglio si concentri a raccogliere tutte “le campane” (mai come in questo caso espressione azzeccata) piuttosto che raccontare verità di fazioni o fare certi exploit che non servono a restituire giustizia a una vicenda tragica ma solo ad alimentare l’ego di qualcuno. Però, in attesa di un eventuale azzeramento diocesano (speriamo!), sono opportune le dimissioni da Vicario foraneo, dato che non rappresenta più tutti, anche in considerazione di quanto si vocifera sulla processione del prossimo Venerdì Santo, in merito alla Spina Santa: tocca portarla al Parroco della Matrice ed eventualmente concederla a un Parroco di Enna Anziano (la Spina Santa fu donata alla Chiesa Matrice di Enna, con la promessa che sarebbe andata ogni anno in Processione per il Venerdì Santo, al Cimitero di Enna, il Parroco protempore deve ottemperare alla Promessa del 13 marzo del 1733 e fare la Benedizione agli astanti che si raccolgono in Preghiera al Campo Santo – vedi foto), come il duplicare la Domenica delle Palme la stessa funzione sia ad Enna alta che ad Enna Bassa. Gli ennesi non aspettavano di certo i preti gelesi per stravolger le tradizioni, a cui viene augurata lunga vita ad Enna considerato che non ci stanno bene!. E, per finire il Vescovo si rende conto del grave (gravissimo) errore di avere inviato a padroneggiare nella Parrocchia ex di Rugolo un prete appena consacrato sempre gelese?
In conclusione comunque vada a perdere saremo tutti.


Riportiamo quanto pubblicato in data 25 maggio 2021

Nunc est bibendum. Intervista negata dal Vicario Foraneo della città di Enna
E’ come se ci fosse stata gentilmente sbattuta la porta in faccia, anzi si è perpetrata una fuga non degna di un prete. Ma la cosa più grave è che questo prete non è un semplice parroco di una parrocchia tra le più popolose della parte bassa della città, è anche un parroco eletto a maggioranza dai suoi “colleghi” Vicario Foraneo della città di Enna. Celato su un no comment, sui recenti fatti che hanno travolto la città di Enna – anche giudiziari – e che hanno scosso la comunità tutta. L
a televisione e certa stampa l’hanno raccontata come un centro di omertà e i social come un derby fra beghine e senzadio. La fede degli ennesi in questo teatro degli orrori è stata cannibalizzata dal pregiudizio.

Ad inizio approccio è stato ripetutamente specificato, e ribadito ad iosa per tutto il tempo della conversazione, che non era oggetto lo scandolo di cui tutti parlano di questi ultimi mesi. Non interessano nemmeno i rumor, e non si voleva chiedere – assolutamente – l’eventuale ruolo (che dicono) determinante sul caso/scandolo sin dal 2016. Apprendiamo da internet che il Vicario Foraneo ha un diritto di vigilanza sulle parrocchie a lui sottoposte e sui loro sacerdoti. Si voleva chiedere cosa è ancora possibile fare per salvare la fede vacillante di molti ennesi.

Vigilanza e responsabilità che non possono tollerare il suo ostinato silenzio. “Si vis pacem, para bellum” usa dire chi agisce per il potere e quanta strategia bellica è stata usata in questa vicenda? Quali equilibri sono stati scossi e cui prodest?

La guerra sembrerebbe essere finita (forse), non interessano le risultanze della magistratura a cui si dà ampia fiducia, la gogna – in particolare abbondantemente pilotata – sembra avere raggiunto il suo apice, esiste una giustizia doppia, quella terrena e quella divina, per chi è credente. La città si è divisa, ma quello più grave che in tutti c’è una forte sfiducia nell’operato dei rappresentanti della Chiesa ennese. Ma se la “grancassa mediatica” – sembrerebbe – abbia avuto una breve battuta d’arresto, la “pace” non si può raggiungere con l’assoluto silenzio di chi è preposto a dare delle spiegazioni, e, non solo ai fedeli.

Cosa è stato detto e fatto anche per gli altri preti malamente sbattuti dai mass media alla gogna mediatica, e questo non è concepibile, una presa di posizione è dovuta.

Pruderie e morbosità sono serviti a alimentare la bestia mediatica, solo la voce del Vicario Foraneo è mancata, ma la sua voce è determinante in questa vicenda, si ripete “una presa di posizione è dovuta”.

Un’ultima cosa si voleva chiedere: “nunc est bibendum” (n.d.r: frase completa è Nunc est bibendum, nunc pede libero pulsanda tellus «Ora bisogna bere, ora bisogna far risuonare la terra con il piede libero», cioè ci si può dare alla pazza gioia, ovviamente Orazio non intendeva parlare di acqua ma di vino, trattandosi di celebrare la morte di Cleopatra, un brindisi col calice alla mano era proprio d’occasione). Frase, pesantissima, buttata così, senza nessuna traduzione e spiegazione prima della Santa Benedizione finale di una funzione religiosa, in una parrocchia di Enna alta.

A cosa si sarebbe dovuto brindare? Gli ennesi hanno diritto di ascoltare una Sua parola. La reticenza potrebbe diventare omertà se reiterata.

A questo prolungato silenzio – si ripete molto doloroso per i credenti ennesi – trincerandosi che qualunque comunicazione ai fedeli può essere enunciata solo dal Vescovo della Diocesi (lo sta facendo, sforzandosi di garantire comunque alla Comunità la chiarezza che si attende da parte della Diocesi), non sarebbe il caso di rivedere e fare un passo indietro della guida “superparrocchiale”.

A Enna la fede è solo ostentazione di appartenenza alle confraternite e al campanile di quartiere o è anche necessità di spiritualità e divino?

In conclusione si è astemi, non si brinderà.

giuseppe primavera – direttore vivienna