La sfiducia non passa, Scozzarella resta presidente

Non passa la mozione di sfiducia nei confronti del presidente del Consiglio Enrico Scozzarella. Così com’era prevedibile, i voti si sono fermati a 7 contro i 5 di quel che resta della maggioranza vicina alla
sindaca Draià. Erano in tanti ad aspettare la sorpresa dell’8^ voto che poteva uscire dai 5 consiglieri rimanenti ma così non è stato.

Chi ha votato contro ed a favore

Hanno votato a favore della mozione i 7 firmatari, Filippa D’Angelo, Enrico Capuano, Luca Bonanno, Carlo Biuso, Angelo Bruno, Filippa Greco, Giuseppe Speranza; contro Sara Pecora, Antonio Draià, Carmelo
Auzzino, Gaetana Telaro e lo stesso presidente Enrico Scozzarella.

Polemiche in aula

Non è stata di certo una seduta serena sviluppata da 5 ore di dibattito tra polemiche, accuse, controaccuse, ma alla fine sterili e fini a sè stessi. Accuse reciproche tra componenti della vecchia ex maggioranza (D’Angelo ed Auzzino) e tra opposizione e quel che resta dell’attuale maggioranza che non hanno sicuramente reso un buon servizio alla collettività. Il nodo della questione per tutta la serata, com’era previsto, è stato sempre lo stesso: per i 7 firmatari a dover prevalere era l’art. 17 dello Statuto comunale che prevede la “sfiducia” con la maggioranza dei presenti ovverossia 7 consiglieri, mentre per il segretario comunale che si è espresso sulla questione i voti per raggiungere il quorum dovevano essere 8, così come prevede la legge regionale n. 35 del 15 settembre 1997, norma peraltro ribadita successivamente dalla Regione con l’art. 10 comma 1, L.R. 5 aprile 2011 che affermava che “entro 90 giorni i Comuni avrebbero dovuto adeguare i propri statuti alle disposizioni della legge 35 del 15/09/97.”

La disputa normativa

Tralasciando il dibattito e le accuse reciproche venute fuori in 5 ore di dibattito, entrando nel merito i 7 consiglieri sul punto principale della questione hanno insistito per tutta la serata, affermando che la giurisprudenza corrente ha ribadito in varie occasioni il principio che a prevalere negli Enti locali deve essere sempre lo Statuto ossia la volontà sovrana dell’Ente, su qualsiasi legge regionale o statale
che sia. Principio non affatto condiviso dal segretario comunale dottor Alberto Alfano, che attraverso una nota distribuita a tutti i consiglieri si è pronunciato così: “il rapporto gerarchico tra l’art. 17 dello Statuto
Comunale dell’Ente che ritiene sufficiente la maggioranza dei voti dei consiglieri comunali per sfiduciare il presidente e l’art. 11 bis della legge regionale 35 /97 introdotto dall’art. 10 L.R. Sicilia che richiede invece il diverso quorum funzionale di almeno i 2/3 del componenti del consiglio per determinare la cessazione dalla carica di presidente deve essere risolto a favore di quest’ultima disposizione legislativa di rango primario a cui qualunque fonte sub-primaria o di secondo grado deve uniformarsi obbligatoriamente, così come da ultimo affermato dal CGA Sicilia con sentenza n. 778/2021.

Botta e risposta

Conseguentemente una deliberazione consiliare che dovesse sfiduciate il presidente del consiglio con la maggioranza dei presenti, ovverossia con 7 voti, sarebbe illegittima per violazione di legge.” In poche parole ha detto chiaramente che a prevalere è la legge regionale e non lo Statuto.” Pronunciamento mal digerito dai 7 firmatari che hanno contestato al dottor Alfano che nel recente passato ci sono
state sentenze del Tar, dello stesso CGA e persino della Corte di Cassazione, che hanno affermato a chiare lettere che a prevalere è sempre la sovranità dello Statuto Comunale.

Tutto vero secondo il segretario ma sino al 2021, poi è stato proprio il CGA Palermo su un caso analogo a
mettere la parola fine. Ma al di là dei tecnicismi, a destare maggiormente scalpore è stato il clima di “bollino rosso” che si è vissuto tra i banchi, nonostante la calma olimpica manifestata dal presidente in questa occasione. Seduta come detto contestatissima, soprattutto prima del voto.

Cosa faranno i 7 consiglieri?

Il presidente del Consiglio all’ordine del giorno aveva infatti fissato il punto citando la legge regionale 35, mentre i 7 firmatati hanno preteso che venisse messo ai voti la mozione così come era stata presentata, in
base all’art. 17 dello Statuto Comunale. Discussioni a non finire, alla fine è stato cambiata l’intestazione citando l’art. 11 dello Statuto. Non si sa adesso se i 7 consiglieri ricorreranno al Tar o meno di certo le
conseguenze politiche su questa vicenda si faranno sentire.

“Scozzarella non è il nostro presidente”

La conseguenza più grave alla fine della votazione è stata che i 7 firmatari hanno disconosciuto l’esito del voto. Hanno affermato a più riprese che per loro Enrico Scozzarella non è più il presidente del consiglio, che non avrebbero più messo piede in aula sino a quando a presiedere i lavori ci fosse stato lui e che in ogni caso ne avrebbero tenuto conto sugli atti che il consiglio dovrà esitare a breve. La seduta è stata rinviata a questo pomeriggio per l’elezione del vice presidente ma non si sa se i 7 consiglieri che detengono la maggioranza relativa si presenteranno.

Situazione come si vede incandescenze che non trova in questo momento alcuna via di uscita. A breve dovranno passare in consiglio atti importantissimi come bilancio di previsione, conto consuntivo, piano
triennale delle opere pubbliche e tanto altro ancora. Come finirà? Di certo con il clima di veleni che c’è al momento tutto passa in secondo piano. Scozzarella rifletti se è il caso di continuare ancora, anche se
l’esito del voto gli ha dato ragione. Sui social, in consiglio, per strada, hanno sempre tutti ribadito che il bene comune è prevalente su tutto. Forse è arrivato il momento giusto per darne dimostrazione.

Rino Caltagirone