Affonda il ddl Province, lo spettro delle elezioni indirette

Con il voto segreto non sapremo mai le ragioni dell’avvenuto affossamento del disegno di legge che avrebbe dovuto ripristinare l’elezione degli organi di governo degli enti intermedi siciliani. Saremmo stati più contenti se alla base vi fossero state le note pregiudiziali d’incostituzionalità, ma siamo invece convinti che le ragioni siano tutte politiche e tutte interne alla maggioranza.

Gli interessi della politica

Ci preoccupa sempre più che in questo tipo di “politica” a prevalere siano sempre gli interessi di parte (ed a volte anche quelli personali) che, puntualmente, hanno la meglio sugli interessi generali della collettività. Si poteva scegliere un’occasione legislativa diversa per regolare i conti all’interno della maggioranza di governo e invece si è preferito utilizzare un argomento tanto delicato, quanto urgente, qual è quello di rivitalizzare un ente strategico per la vita dei territori di area vasta.

Elezioni indirette

Adesso, al netto di un’improbabile ripensamento animato dalla minaccia delle dimissioni del Presidente Schifani, il Governo regionale dovrà urgentemente indire i comizi elettorali per consentire l’elezione degli organi di governo delle tre città metropolitane e dei sei Liberi consorzi comunali col vigente sistema di elezione indiretta.


I siciliani, che hanno infatti il diritto di esercitare la propria sovranità nelle autonomie locali, eleggendo (direttamente o indirettamente) i propri rappresentanti, non potranno più attendere né i capricci istituzionali di forze politiche manifestamente inadeguate né la permanenza in capo agli enti di area vasta di commissariamenti già dichiarati incostituzionali.

Massimo Greco