Massacri a Gaza, manifestazione a Enna, “è un genocidio”

di Giacomo Lisacchi

Ieri pomeriggio, un gruppo di persone ha chiesto a Enna lo stop al massacro della popolazione palestinese in un presidio che si è svolto di fronte la prefettura. Una manifestazione pacifica, formata non solo dai membri dei partiti e delle associazioni promotrici (Nuova Unione Popolare, Alleanza Verdi e Sinistra, Anpi, Cgil, Auser, Metatamorfosi , WWF, Garage Art Platform, Zanni, Collettivo Altra Sponda e Arci) ma anche da uomini, donne e giovani che hanno voluto dare sostegno e vicinanza alla popolazione di Gaza.

Il documento

La protesta è iniziata con la lettura di un documento da parte di Cinzia Dell’aera, poi sottoscritto e consegnato al vice prefetto, con cui si denuncia che nella Striscia di Gazza è in atto “un genocidio documentato da numerosi organismi internazionali, con oltre 60 mila civili uccisi accertati, in larga parte donne e bambini; la distruzione sistematica di ospedali, ambulanze, scuole, rete idriche ed elettriche; il blocco totale di cibo, acqua e aiuti umanitari; l’annessione in corso della Cisgiordania, in violazione delle risoluzioni Onu e del diritto all’autodeterminazione”. “Condotta israeliana –si legge nel documento- che è stata aspramente criticata dall’Onu e dalla Commissione indipendente d’inchiesta per il Territorio Palestinese, per la quale l’Italia ed altri stati occidentali stanno a guardare o addirittura contribuiscono allo sterminio del popolo palestinese”. Nel documento si punta il dito anche nei confronti delle istituzioni italiane che “non esprimono alcuna condanna esplicita contro questi crimini. Non solo. Si stigmatizza anche il fatto che rappresentanti del Governo italiano abbiano ricevuto “onorificenze da Israele, contribuendo a legittimare e normalizzare un regime che pratica una politica di pulizia etnica e colonialismo”.

La richiesta al Governo italiano

Quindi, si chiede al governo italiano di: “avviare una procedura per la sospensione di tutti gli accordi con Israele; effettuare una tempestiva ricognizione di tutte quelle attività promozionali, di scambio commerciale, culturale e sociale; garantire una adeguata accoglienza sanitaria e umanitaria ai profughi palestinesi in fuga dal genocidio ed incentivare la cooperazione con i presidi sanitari del territorio palestinese occupato, in primis nella Striscia di Gaza; adire alla Corte Internazionale di giustizia, in caso di violazioni della sovranità e dell’ordine giuridico internazionale, e alla Corte Penale Internazionale per i crimini commessi da Israele contro civili, operatori umanitari e imbarcazioni civili; promuovere un’azione diplomatica multilaterale con altri Stati coinvolti nella missione e nel Mediterraneo”. Nel documento si segnala anche la situazione della nave Handala della Freedom Flotilla, partita dall’Italia con 21 attivisti diretti a Gaza con l’obiettivo di rompere l’embargo disumano e illegale, e di fornire simbolicamente aiuti umanitari alla popolazione palestinese nella Striscia di Gaza. Imbarcazione che è stata assaltata dalla marina israeliana, in assoluta violazione del diritto internazionale, impedendo l’accesso alle acque territoriali palestinesi e facendo prigionieri tutti i membri dell’equipaggio. “L’Italia, restando in silenzio – si legge ancora nel documento- di fronte a questa ulteriore aggressione, si renderebbe ancor di più complice di crimini internazionali”.

“Rilascio equipaggio Handala”

Il documento si conclude con la richiesta formale alla prefettura di trasmissione con urgenza al Governo italiano affinché: “chieda l’immediato rilascio di tutti i componenti della nave Handala; condanni l’aggressione israeliana; solleciti un’iniziativa legale e diplomatica contro lo Stato di Israele per l’aggressione alla nave; denunci pubblicamente che è in corso un genocidio con gravi violazioni del diritto internazionale”. Il sit-in si è sciolto con l’intento di costituire un comitato pro Palestina e organizzare una grande manifestazione a settembre.