La battaglia di Troina, un libro per raccontare il dramma della popolazione
Troina - 31/07/2025
Della battaglia di Troina, combattuta dal 31 luglio 6 agosto 1943 dalla, se ne parla nei libri di storia,
per gli aspetti di strategia e tattica militari, per essere stata la più cruenta di quelle combattute in Sicilia
dagli alleati angloamericani contro gli eserciti dell’asse italotedesco. Ma di come i troinesi vissero quei
tremendi 6 giorni, che sembravano non finissero mai, nessuno finora li ha raccontati.
Il libro di Amata
Ci ha pensato Renato Amata con il libro dal titolo “L’anni e li iorna – L’ombra dei tempi che verranno”. Renato Amata è un troinese che vive a Bologna da tempo, ma che non ha dimenticato il suo paese d’origine. “L’anni e li iorna” è un’espressione della parlata troinese (gli anni e i giorni) per indicare la vita. Dei modi di dire tipici del dialetto troinese, ormai purtroppo in disuso, Renato ne fa un buon uso nel suo libro. E in quei terrificanti giorni, sotto il fuoco incrociato di tedeschi ed americani, c’era in gioco la vita dei troinesi. Di quei giorni dolorosi, i troinesi che li vissero non ne parlavano volentieri. Ma è giusto mantenerne il ricordo e trametterne la memoria, sostiene Amata, che appartiene a quella generazione di troinesi nati nei primi anni ’50 del Novecento che ne sentivano parlare da quelli che li hanno vissuti. E’ lo zio a raccontare a Renato, giovinetto di appena 10 anni nel 1963, le vicende drammatiche degli “scappati”, che vent’anni prima si erano rifugiati a Rocca Mannia, una delle due rocche adesso unite dal muro della diga Ancipa, per sfuggire ai bombardamenti americani su Troina. Ma quello si rivelò il posto più infelice perché in cima alla Rocca di Mannia e sulla cresta e negli anfratti dei vicini monti Acuto e San Basilio c’erano delle postazioni militari tedesche.
L’ufficiale americano
A tirarli da questa tenaglia, e raggiungere le retrovie dell’esercito americano in territorio di Cerami per mettersi in salvo, venne in aiuto un ufficiale americano di origine troinese. La ricostruzione che
ne fa Renato è arricchita da molte pagine su Troina del diario del fotoreporter di guerra Robert Capa e dalla narrazione di alcune vicende realmente accadute in paese, altre inventate ma verosimili, di cui si discuteva tra gli “scappati”. A quelli che hanno la stessa età di Renato e vivevano nello stesso quartiere “a punta o burio”, “largo delle carrozze” e nelle vicinanze, viene facile, leggendo le storie raccontate nel libro,
riconoscere tipici personaggi realmente esistiti, individuabili anche dai soprannomi usati per descriverli, le
cosiddette “ingiurie”. Nel dialetto troinese non hanno un significato offensivo, perché servono per
distinguere gruppi familiari che condividono lo stesso cognome, ma che non hanno alcun rapporto di
parentela.