La politica ai tempi del trumpismo nel nuovo libro di Cimino

di Giacomo Lisacchi

Passione, impegno e correttezza. Tre valori che di questi tempi difficilmente sono associati a chi fa politica e al mondo delle istituzioni, visti sempre con più sospetto da parte dei cittadini. Eppure c’è chi crede ancora nel Sol dell’Avvenire e li ha posti al centro della sua vita e del suo impegno politico. Parliamo del prof. Vincenzo Cimino, che nella sua seconda fatica letteraria, “Elogio della politica-libera, partecipata, delegata in tempi di trumpismo e astensionismo”, che presenterà domani 18 novembre all’Urban Center, mette in guardia dall’espansione delle autarchie, con l’uomo autoritario e forte al comando e con la ovvia conseguenza che si dilatano i governi della Destra sovranista e populista.

Al professore abbiamo chiesto: Chi è Vincenzo Cimino?

“Sono un cittadino comune che ha una forte sensibilità civica e che ha sempre vissuto di passioni politiche sin dai primi giorni d’Università, nel lontano 1963. Una persona che crede ancora nel valore della partecipazione nella vita pubblica. Si è cittadini quando ci si apre e si manifesta la propria disponibilità a quello che io chiamo il bene comune”.

Come l’è venuta l’idea di scrivere questo suo ultimo libro?

“L’idea nasce da due fatti storici. Il primo è che nell’ottobre del 2024, alle elezioni europee, la destra, con gli estremisti patrioti, e i conservatori si sono avvicinati quasi al 46 per cento. In secondo luogo, dal fatto che le forze europeiste che hanno governato finora l’unione europea dall’83% del 1979 sono oggi al 53%. Evidentemente l’onda lunga di questa destra trumpiana, vicina all’anti politica sovranista, va dilatandosi sempre di più. E l’altra parte si restringe. Siamo in un periodo di grande svolta da quanto il 9 novembre dello scorso anno Trump vince e diventa il leader europeo di una destra che ritiene che la politica abbia bisogno solo di manifestare forza, potenza e di essere pronta ad aggredire. Questi sono stati i due fattori principali. Poi ci sono state anche le buone letture”.

Oggi c’è una politica allo sbando. Ritiene praticabile il recupero del ruolo che dovrebbe avere?

“La democrazia in Europa è stata un modello per tutto il mondo, un riferimento per quanto riguarda la tutela delle libertà, dei diritti e del benessere. Un periodo che abbiamo vissuto per 80 anni, che va ripreso. Ma per dare tono alla democrazia bisogna riqualificarla attraverso la politica, che non è una categoria astratta. La politica libera, delegata e partecipata va ridefinita in Italia, in Europa, in America. Noi abbiamo vinto il nazismo e il fascismo che erano la negazione delle libertà e dell’esaltazione della violenza peggiore. Per cui, la politica si può recuperare riproponendo valori e idee. Aggiungiamo anche che la democrazia deve sapere come governare proponendo programmi che convincono, che fanno ragionare e che fanno fare scelte responsabili. E poi, attraverso anche un comportamento pubblico rigoroso”.

Se dovesse riassumere in poche righe il senso del suo libro, cosa direbbe?

“Che la politica non è una sputacchiera e che con l’anti politica abbiamo allontanato la gente da essa. Per riavvicinare di nuovo il cittadino che non va più a votare, per curare le sofferenze della democrazia bisogna ridare alla politica una spinta propulsiva. Entrare nei problemi, riprendere il valore dei servizi che valgono per tutti, a partire dalla sanità. La destra parla di sicurezza però la esprime sempre in termini conflittuali e di scontro. Da cittadino comune, uno dei tanti, penso di fare la mia parte  con le mille citazioni del mio libro, che appartengono ai grandi della storia politica e ai pensatori. Lo faccio con il pensiero degli altri e poi con il mio cuore. Bisogna che la politica riprenda quel rapporto che elimina questo muro che si è creato, se non altro perché se questa nostra democrazia finisce, l’alternativa è l’altra che toglie spazi di libertà”