Violenza nell’Ennese, risse, pestaggi e coltelli tra giovani, un’escalation che preoccupa le famiglie
Enna-Provincia - 17/12/2025
Negli ultimi mesi l’Ennese è stato attraversato da una sequenza di episodi di violenza che ha come protagonisti soprattutto giovani e giovanissimi. Una scia che, pur senza indulgere in toni allarmistici o sensazionalistici, sta generando una crescente preoccupazione nelle famiglie, nelle scuole e nelle comunità locali, chiamate a interrogarsi sulle cause di un fenomeno che appare sempre più diffuso e complesso.
I fatti più recenti
Tra i casi più eclatanti c’è il brutale pestaggio avvenuto l’8 settembre scorso a Calascibetta, ai danni di un ragazzo di 17 anni di Enna. Il giovane sarebbe stato accerchiato e picchiato da un gruppo numeroso, composto da circa venti persone. L’aggressione, avvenuta in pieno centro, ha avuto conseguenze fisiche e psicologiche rilevanti per la vittima. La Procura ha aperto un’inchiesta e attualmente risultano sette gli indagati, alcuni dei quali minorenni.
Pochi giorni fa, sabato sera a Valguarnera , uno scontro tra due ragazzi è degenerato fino a culminare in un accoltellamento. Anche in questo caso, l’episodio si è verificato in un contesto di socialità giovanile, riaccendendo il dibattito sulla facilità con cui le liti possono trasformarsi in atti di violenza grave.
Un altro fatto di sangue ha scosso l’opinione pubblica ennese: nei giorni scorsi è morto all’ospedale Cannizzaro di Catania un uomo rimasto vittima di una violenta aggressione avvenuta a Catenanuova il 3 dicembre scorso. Per l’episodio è indagato un giovane di 23 anni che, nel corso dell’interrogatorio di garanzia, ha però respinto ogni accusa. La vicenda è ora al vaglio della magistratura.
Il caso di Larimar e il disagio giovanile
Il pensiero torna inevitabilmente a quanto accaduto un anno fa a Piazza Armerina, con la morte di Larimar, una giovane studentessa il cui suicidio ha profondamente colpito l’intera comunità. La Procura dei minorenni di Caltanissetta ha aperto un’inchiesta per istigazione al suicidio, ipotizzando un contesto di forte disagio relazionale.
Secondo quanto emerso dalle indagini e dai racconti raccolti dagli inquirenti, la ragazza avrebbe vissuto presunti litigi e tensioni con alcuni compagni di scuola, episodi che avrebbero contribuito a un progressivo isolamento emotivo. Una storia raccontata con grande cautela anche dalla stampa naionale ma che ha acceso un faro sul tema del bullismo, delle dinamiche di gruppo e della fragilità adolescenziale.
Altri episodi di violenza giovanile
Negli ultimi anni l’Ennese ha registrato anche altri episodi che vedono giovani coinvolti in risse, aggressioni e atti intimidatori: scontri tra gruppi nei luoghi della movida, danneggiamenti, violenze verbali e fisiche spesso documentate e amplificate dai social network. Episodi che, come riportato da Ansa e dalla stampa locale, raramente nascono da criminalità organizzata, ma più spesso da conflitti banali, rivalità personali o dinamiche di branco.
L’analisi del fenomeno
La violenza tra i giovani è un fenomeno complesso, studiato da tempo da sociologi, psicologi e criminologi. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Istituto Superiore di Sanità, l’aggressività in adolescenza può essere il risultato di una combinazione di fattori: difficoltà nella gestione delle emozioni, fragilità familiari, modelli relazionali improntati al conflitto, uso distorto dei social media e carenza di spazi educativi e di ascolto.
Studi dell’Istituto di Ricerca sulla Popolazione e le Politiche Sociali del Cnr evidenziano come le dinamiche di gruppo possano amplificare comportamenti violenti, riducendo la percezione della responsabilità individuale. In questo contesto, il “branco” diventa una forma di protezione identitaria, ma anche un moltiplicatore di rischi.
Un ulteriore elemento riguarda il disagio psicologico post-pandemico, sottolineato da numerose ricerche scientifiche: isolamento, ansia, difficoltà relazionali e perdita di punti di riferimento hanno inciso in modo significativo sulle giovani generazioni, rendendo più fragile il tessuto sociale.
La preoccupazione delle famiglie e della comunità
Senza cedere a facili generalizzazioni, è evidente che questa escalation di episodi sta destando un forte allarme tra le famiglie dell’Ennese. Genitori, insegnanti e operatori sociali chiedono maggiore prevenzione, presenza educativa e collaborazione tra istituzioni, scuola e territorio.
La cronaca recente dimostra come la violenza giovanile non sia un’emergenza improvvisa, ma il sintomo di un disagio profondo che richiede risposte articolate: ascolto, educazione emotiva, supporto psicologico e una rete comunitaria capace di intercettare i segnali di sofferenza prima che si trasformino in tragedia.